Il terzo mandato agita la maggioranza. Tajani evoca Hitler ma si cerca la quadra

Meloni vuole "disinnescare" le regionali. Salvini: siamo pronti a fare una proposta

Il terzo mandato agita la maggioranza. Tajani evoca Hitler ma si cerca la quadra
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Archiviata la partita referendaria da cui il centrodestra e il governo sono usciti evidentemente rinforzati, Giorgia Meloni ha già spostato i radar sulle regionali di autunno, certamente l'appuntamento clou di qui a fine legislatura. Saranno chiamati alle urne circa 17 milioni di italiani, con il rischio per Fdi di perdere le Marche e con il nodo Veneto che minacciare di esplodere. Sarà un passaggio chiave, dopo il quale si aprirà di fatto la lunga campagna elettorale che porterà alle politiche del 2027.

La premier ne è ben consapevole e visto che il suo obiettivo resta quello di arrivare a fine legislatura indenne da rimpasti - l'unico prendente è di Silvio Berlusconi tra il 2001 e il 2006, ma il Cavaliere fu comunque costretto al bis - ha deciso di smussare eventuali criticità. A partire dalla questione terzo mandato, sulla quale Matteo Salvini rischia di non tenere se Luca Zaia decidesse davvero di mettersi di traverso. Di qui, la scelta di Meloni di dare mandato ai suoi di aprire - ovviamente senza entusiasmi o «laicamente», come dice Giovanni Donzelli - a un eventuale confronto sul punto, superando le antiche ritrosie di Fdi sulla questione.

Una mossa che ha messo in agitazione il centrodestra, con Forza Italia che anche ieri ha ribadito la sua ferma contrarietà se Antonio Tajani è arrivato a evocare il rischio di una deriva autoritaria. «Due mandati sono sufficienti, perché - spiega il vicepremier - non servono incrostazioni di potere. Non è una questione di volontà popolare, anche Mussolini e Hitler hanno vinto le elezioni, non è questo il ragionamento».

L'impressione, però, è che la trattativa stia andando avanti e che Forza Italia stia alzando la posta per una contropartita significativa. Qualcuno evoca la legge sulla cittadinanza per gli stranieri, altri e già da tempo l'eventuale candidatura dell'azzurro Flavio Tosi a sindaco di Verona. Di certo, c'è che Matteo Salvini ha affrontato la questione durante il Consiglio federale leghista che si è tenuto alla Camera. Con i governatori del Carroccio che hanno chiesto al vicepremier di «formalizzare una proposta di legge sul terzo mandato». E con Zaia che ha ritenuto «fuori luogo» le parole di Tajani, mentre Salvini ha invitato a tenere i toni bassi.

D'altra parte, se si vuole davvero trovare una quadra l'unica cosa che non serve è uno scontro pubblico dentro la maggioranza. E il tentativo è evidentemente in corso, con gli ambasciatori dei singoli partiti che stanno già ragionando sullo strumento attraverso il quale arrivare entro settembre all'approvazione del terzo mandato. Improbabile la strada del decreto, che dovrebbe trovare il via libera del Quirinale. Mentre la soluzione potrebbe essere un emendamento al ddl Ballottaggi già incardinato in commissione al Senato (è la legge che mira ad abbassare dal 50 al 40% dei consensi la soglia perché un sindaco sia eletto al primo turno). Ancora non si esclude, infine, l'ipotesi di una leggina ad hoc di poche articoli.

Ma la premessa necessaria, inevitabilmente, è che ci sia un accordo in maggioranza. In tempi piuttosto rapidi, vista la pausa di agosto e la necessità di approvare la modifica entro l'autunno, prima che vadano alle urne Campania, Marche, Puglia, Toscana e Veneto.

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