Politica

Il timing del premier per silenziare i partiti

Calendario dettagliato delle aperture fino al 1° luglio. Il "no" a Giorgetti

Il timing del premier per silenziare i partiti

Un timing studiato nel minimo dettaglio, con l'elenco di tutte le attività che riapriranno da oggi al prossimo primo luglio. Un sorta di cronoprogramma che era già pronto prima che iniziasse la riunione della cabina di regia a Palazzo Chigi, non a caso durata soltanto un'ora. Una scelta niente affatto casuale quella di Mario Draghi. Che ha in qualche modo voluto sminare sul nascere gli ormai scontati strascichi polemici che si porta dietro ogni decreto sulle misure anti Covid. Mettere nero su bianco e nel dettaglio quali attività riapriranno e quando, infatti, frena le prevedibili lamentele di chi non potrà ripartire subito ma dovrà ancora attendere qualche settimana. E disinnesca il consueto braccio di ferro all'interno della maggioranza tra aperturisti e chiusuristi. Non è un caso che a fornire gli esiti della cabina di regia sia, prima ancora dell'inizio del Consiglio dei ministri, proprio Palazzo Chigi.

Draghi, d'altra parte, è ben consapevole della litigiosità dei partiti che lo sostengono, in campagna elettorale permanente nonostante solo tre mesi fa si siano impegnati ad appoggiare il suo esecutivo in nome di un superiore interesse nazionale. E pare non si sia troppo stupito quando ha saputo che ieri Matteo Salvini ha deciso di iniziare la giornata lanciando sui suoi profili social un sondaggio sulla riapertura di tutte le attività al chiuso. Risposta scontata e plebiscitaria, con il 91% di sì e il 9% di no. Ma, d'altra parte, anche un referendum sull'abolizione delle tasse farebbe registrare numeri simili. L'obiettivo del leader della Lega, però, era quello di ribadire con forza la sua linea aperturista e tentare un ultimo pressing su Draghi, su una posizione decisamente più prudente. Salvini, infatti, avrebbe voluto da subito l'abolizione del coprifuoco (che invece per ora sarà prorogato alle 23, dal 7 giugno slitterà alle 24 e verrà invece cancellato solo dal 21 giugno). Proposta che Giancarlo Giorgetti non si è sentito di presentare a nome della Lega durante la riunione della cabina di regia, ben consapevole di quanto Draghi fosse fermo sul punto. Il ministro per lo Sviluppo ha però chiesto che il coprifuoco fosse prorogato direttamente alle 24 sin da oggi (non farlo, ha detto, sarebbe «un errore»). Il punto di caduta tra le varie posizioni, però, alla fine è stato quello voluto da Draghi che, come è spesso accaduto in questi mesi, non è particolarmente cedevole quanto i partiti lo tirano per la giacchetta. Salvini, da parte sua, questa volta ha giustamente scelto di fare buon viso a cattivo gioco, è andato all'incasso delle nuove riaperture ed ha evitato qualunque polemica con il premier. In Consiglio dei ministri, dunque, i tre esponenti leghisti non hanno sostanzialmente sollevato obiezioni per poi votare il provvedimento. E subito dopo il leader della Lega ha persino fatto sapere di essere «soddisfatto» per «il superamento del coprifuoco che nelle zone bianche sarà realtà dai prossimi giorni». Una linea sulla quale si è ovviamente inserita Giorgia Meloni, che stando all'opposizione ha certamente più margini di manovra. «C'è ben poco da gioire, una o due ore d'aria concesse agli italiani non alleggeriscono la gravità di un coprifuoco arbitrario e liberticida», attacca la leader di Fratelli d'Italia.

Per un giorno, dunque, Draghi è riuscito a silenziare i partiti. Al punto che ieri persino Salvini ed Enrico Letta hanno evitato di darsi addosso come ormai succede quasi sempre. Da oggi, probabilmente, si ricomincerà.

In attesa del 3 agosto, quando l'inizio del semestre bianco farà cadere le poche inibizioni ancora rimaste.

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