"Toti sequestrato, una roba da Urss"

Salvini: "Drammatico se si dimettesse". Sì all'incontro del governatore coi politici

"Toti sequestrato, una roba da Urss"
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Per Matteo Salvini il governatore Toti (foto) non deve dimettersi. Se lo facesse, ottenendo magari una via più agile alla revoca dei domiciliari, come di fatto emerge dall'ordinanza del giudice che gli ha negato la libertà, «sarebbe un precedente drammatico. Fino a quando può andare avanti la restrizione? A oltranza? Ma è una roba sovietica». E il presidente, agli arresti con l'accusa di corruzione da oltre 40 giorni, non ha alcuna intenzione di lasciare. Ieri il suo legale, Stefano Savi, ha depositato il ricorso al Tribunale del riesame, che si esprimerà in una ventina di giorni, contro la decisione del giudice di confermargli la misura cautelare. Non c'è alcun rischio di reiterazione del reato e la preoccupazione che Toti possa inquinare le prove «è infondata». Ci sono invece la «convinzione di aver fatto tutto secondo la legge», e la volontà di «adeguare le nostre forme», legate ai finanziamenti alla politica «a quella che è l'impostazione della procura» almeno finché il processo non chiarirà il quadro. Il legale ricorda che il presidente - che ha risposto a tutte le domande dei pm nell'interrogatorio e che ha avuto un atteggiamento «collaborativo» ammettendo i fatti ma dando un'interpretazione giuridica diversa da quella contestata - «pur ritenendo di avere sempre agito nell'interesse pubblico, si è reso conto della necessità di adeguare futuri comportamenti» all'impianto accusatorio. Insomma, con l'indagine in corso c'è «la volontà di non violare divieti e di non tenere comportamenti anche solo astrattamente» penali. Tradotto, non chiederà fondi per le campagne elettorali e per iniziative del partito. E questo nonostante ritenga di aver agito secondo la legge nel ricevere i finanziamenti per la sua attività politica dall'imprenditore Aldo Spinelli, in quanto tutti tracciati e trasparenti e senza alcun do ut des connesso a quei bonifici. Nel ricorso Savi ricorda che andrebbe valutata anche la «personalità di Toti»: un uomo che «si è costruito una posizione, una dignità e una immagine personale e professionale attraverso il lavoro. Ha dimostrato di aver sempre agito con il fine ultimo di asservire l'interesse della collettività e mai per il fine di un arricchimento egoistico o personale». Si evidenzia poi l'assenza di elezioni imminenti. Concluse le Europee, inizialmente individuate come potenziale contesto di reiterazione, il gip ha segnalato nell'ultimo provvedimento un rischio di reiterazione del reato per le Regionali del 2025, e in astratto in altre eventuali competizioni elettorali. Una visione contestata con forza dal legale, perché mancherebbe del presupposto dell'«attualità», che è uno dei principi alla base delle esigenze cautelari. In ogni caso, «è da escludere che Toti possa nuovamente, con immutato approccio, interessarsi di tali vicende o, semplicemente, chiedere a privati dei finanziamenti». Quanto al pericolo di inquinamento delle prove evidenziato dal giudice, Savi ricorda che non c'è alcun elemento che possa farlo sospettare. Per altro sono già stati ascoltati indagati e testimoni, con le eventuali prove dunque già cristallizzate. Infine, come ha sempre sostenuto Savi, sarebbe necessario a questo punto un bilanciamento tra le «esigenze processuali con quelle del mandato popolare» conferito a Toti. Si attende anche la decisione del giudice sulla richiesta del presidente di incontrare alcuni componenti della sua giunta, i segretari dei partiti di maggioranza, esponenti locali ma anche nazionali come Maurizio Lupi, Noi Moderati, ed Edoardo Rixi.

La procura ha dato parere favorevole purché avvengano in presenza e con un finanziere all'esterno della villa di Ameglia. L'ultima parola al gip. Ieri il generale del nucleo di polizia economico e finanziaria della guardia di finanza che ha guidato le indagini su Toti è stato promosso e trasferito a Milano al comando provinciale.

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