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"Tre miliardi a fondo perso per salvare la montagna"

Tajani: via i codici Ateco per aiutare gli imprenditori. Altrimenti il prossimo anno sarà nero

"Tre miliardi a fondo perso per salvare la montagna"

La «questione montagna» è la cartina di tornasole dell'improvvisazione e dell'inefficacia dell'azione del precedente governo. E Forza Italia presenta un bel dossier ricco di numeri e grafici per indicare a questo governo (di cui fa parte) come evitare gli errori passati e soprattutto cosa si può fare senza perdere tempo a piangere sul latte versato. E partendo da una premessa di metodo: via i codici Ateco, basta ristori meglio risarcire i costi fissi delle imprese almeno del 50% sulla media del fatturato degli ultimi tre anni.

Antonio Tajani, coordinatore nazionale, Anna Maria Bernini, sua vice, Massimo Mallegni (dipartimento turismo) e Clauda Porchietto (responsabile azzurra per le attività produttive) offrono a Draghi un utile contributo per far ripartire un comparto tra i più strategici del nostro sistema Italia. Quello del turismo invernale è un settore che, compreso l'indotto, genera tra i 10 e i 12 miliardi di fatturato l'anno, di cui un terzo si realizza tra dicembre e gennaio, sono 400.000 le persone impiegate nel comparto turismo di montagna, 5.783 km di piste con 1.820 impianti di risalita dove lavorano 15 mila dipendenti e 15 mila maestri di sci.

«Noi siamo convinti - spiega Tajani - che il governo possa e debba fare molto per sostenere un settore che non chiede assistenzialismo, ma chiede di essere messo in condizione di ripartire l'anno prossimo senza vedere distrutto un comparto così importante». «Se muore questo settore - aggiunge il coordinatore nazionale di Forza Italia -, muore una parte significativamente importante per il Paese». Il settore del turismo, sottolinea, è il vero «pozzo di petrolio» della nostra economia e vanno quindi tutelate i milioni di imprenditori che vi operano e che hanno subito negli ultimi dodici mesi danni enormi.

Per quanto riguarda gli impianti da sci, Forza Italia è convinta si debba adottare un modello simile a quello francese che non solo ha già rimborsato i gestori degli impianti ma che prevede per i maestri di sci un fondo di dotazione, visto che una buona percentuale (in Italia quasi la metà) ha come principale fonte di reddito familiare proprio l'attività di maestro di sci. Da noi, spiega la Porchietto si potrebbe disporre presso la presidenza del Consiglio un fondo di 70 milioni a questo scopo. E stanziare 3 miliardi a fondo perduto per le attività economiche legate alla montagna, sul modello di perdita del fatturato. Mallegni sottolinea che si deve affrontare il problema di un settore che «rappresenta il 13% del Pil, e che, considerando anche l'indotto, coinvolge 7 milioni di persone che lavorano all'interno del sistema turistico e produttivo italiano».

Da non dimenticare, aggiunge la Bernini, la spinosa questione della concorrenza, visto che i Paesi confinanti hanno fatto scelte molto diverse che rischiano di compromettere per le prossime stagioni la competitività dell'offerta italiana.

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