Guerra in Ucraina

"Tre milioni di profughi". Incentivi alle famiglie che ospitano chi fugge

I dati dell'Onu. In Italia già 44mila persone. In arrivo decreto del governo con nuovi fondi

"Tre milioni di profughi". Incentivi alle famiglie che ospitano chi fugge

Tre milioni di rifugiati hanno lasciato l'Ucraina dall'inizio del conflitto. L'Onu aggiorna la dimensione della crisi umanitaria della guerra. I numeri potrebbero salire, lo scenario peggiore prevede otto milioni di persone in fuga. I bambini già fuggiti sono 1,4 milioni, secondo l'Unicef: «In media, ogni giorno negli ultimi 20 giorni in Ucraina, più di 70mila bambini sono diventati rifugiati, essenzialmente un bambino che diventa rifugiato ogni minuto dall'inizio del conflitto», afferma l'agenzia Onu per l'infanzia. In Italia secondo i dati aggiornati ieri sono arrivate oltre 44mila persone, soprattutto donne (22mila) e minori (17mila). Gli uomini sono poco meno di 4mila, i vulnerabili e i fragili esentati dalla leva da Kiev. Le cifre dell'accoglienza sono in crescita a Milano, Roma, Napoli e Bologna.

Ma i numeri dei rifugiati in arrivo nel nostro Paese potrebbero salire, nelle stime, fino a 700-800mila. Ed è quasi pronto il dpcm per gestire la poderosa macchina dell'accoglienza. Saranno stanziati nuovi fondi (oltre ai 10 milioni già previsti a fine febbraio), e sarà definita la governance del sistema, che coinvolge anche il terzo settore e potrebbe prevedere incentivi per le famiglie che ospitano le persone in fuga dalla guerra. La bozza del documento prevede per gli ucraini rifugiati la concessione di una protezione temporanea che «ha la durata di un anno a decorrere dal 4 marzo 2022» e «si applica in favore delle persone che sono sfollate dall'Ucraina a partire dal 24 febbraio incluso», e cioè i «cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio; apolidi e cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale o di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio» e i loro «familiari». Si considerano familiari «purché soggiornanti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022» e «in possesso di documentazione attestante il vincolo familiare» anche «il coniuge o il partner non legato da vincoli di matrimonio che abbia una relazione stabile con l'interessato; i figli o le figlie minorenni non sposati» e altri parenti «conviventi e appartenenti allo stesso nucleo familiare nel periodo in cui si sono verificate le circostanze connesse all'afflusso massiccio di persone sfollate e che erano totalmente o parzialmente, in tale periodo, dipendenti» dalla persona sfollata. I ricongiungimenti dei familiari «sono disposti solo nei confronti di coloro che risultano soggiornanti fuori del territorio degli Stati membri dell'Unione europea». Il permesso consente l'accesso all'assistenza erogata in Italia dal Servizio sanitario nazionale, al mercato del lavoro e allo studio. «È garantita - si legge nella bozza - assistenza sanitaria sul territorio nazionale, a parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani, previa iscrizione nelle Asl di domicilio» per l'attribuzione di un medico o di un pediatra di base. Per chi è in attesa de rilascio del permesso di soggiorno, l'assistenza sanitaria è garantita con l'iscrizione nel registro Stp (Straniero temporaneamente presente). La richiesta per ottenere la protezione va presentata in questura.

Si procederà per ordinanze del capo della Protezione civile, «in attuazione dello stato di emergenza» che, «assicurano il coordinamento tra le misure assistenziali e il sistema di accoglienza» con particolare riguardo alla questione dei «minori non accompagnati». Dalle città arriva l'allerta del sindaco di Milano Beppe Sala, che chiede al governo di garantire risorse per fronteggiare il piano di accoglienza: «Il flusso è costante, oggi abbiamo fatto una giunta straordinaria e stanziato 900mila euro. È un primo inizio ovviamente, poi come tutti i comuni e tutti i sindaci speriamo in rimborsi del governo perché siamo già messi malissimo. Al momento la situazione è ancora sufficientemente sotto controllo ma se si va avanti di questo passo credo che tra poco non lo sarà.

Detto questo mi pare che tutti i sindaci e tutti i comuni italiani facciano la loro parte».

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