Le accuse pesanti arrivate nelle scorse hanno messo nel mirino Pasquale Tridico per quanto riguarda la vicenda dei cinque deputati furbetti che avrebbero intascato il bonus da 600 euro previsto dal governo a favore delle partite Iva e di alcune specifiche categorie di autonomi. I dubbi avanzati dal centrodestra sono piuttosto duri: la notizia, che doveva essere nota da tempo visto che i sussidi sono arrivati in primavera, è stata diramata per favorire il "Sì" in vista del referendum sul taglio dei parlamentari? Un'ipotesi che viene rilanciata dall'opposizione considerando che più di qualcosa non torna: la vicenda è davvero intricata.
Le accuse all'Inps
Ed è proprio la tempistica della soffiata ad aver sollevato più di qualche mistero: si teme che sotto ci sia qualcosa di programmato poiché il primo a scagliarsi contro i 5 deputati è stato Luigi Di Maio, che non ha perso occasione per tornare alla carica: "Possiamo dare insieme una bella sfoltita e fare la storia. Gli italiani potranno scegliere se tenersi 945 parlamentari o se tagliare 345 stipendi inutili. Io non ho dubbi". Il presentimento di molti parlamentari del centrodestra è chiaro: il tutto sarebbe stato studiato per animare un sentimento anticasta. Non a caso la tesi sostenuta da Lucio Malan, vicecapogruppo vicario dei senatori di Forza Italia, va proprio in tal senso: "Lo scopo di questa squallida vicenda è gettare fango sulle istituzioni per aiutare il Sì al referendum del 20 settembre, perché la sistematica campagna di menzogne si sta sfaldando".
Anche Francesco Lollobrigida vuole vederci chiaro ed è convinto che sarebbe fondamentale sapere come mai dalle prime ore della giornata di domenica - e alcuni dicono anche da più tempo - "autorevoli esponenti del M5S già conoscessero le appartenenze politiche dei responsabili di questi vergognosi comportamenti". Da qui nasce la domanda che si pone il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera: "Tridico glieli ha fatti avere ‘riservatamente’? Altrimenti spieghi come sono usciti".
Tridico in un angolo
La reazione del presidente dell'Inps, il quale ha comunque smentito che il caso sia stato montato di proposito per lanciare il referendum sul taglio dei parlamentari, è furibonda: "Non solo non è vero. Ma chi lo dice, chi lo scrive, ne dovrà rispondere in tribunale. Ne va della mia dignità". Smentisce sia la possibilità di un'operazione politica sia il fatto che dietro ci sia la sua mano, minacciando querele ai danni di chi prova a rivolgere accuse infondate nei suoi confronti: "Chi dice queste cose dovrebbe anche dimostrarlo, invece di sparare accuse nel vuoto".
Non è da escludere che Tridico possa essere chiamato a riferire in Parlamento nell'ambito di una audizione secretata in Commissione Lavoro, per non violare le garanzie di privacy. Intanto, come riportato dal Corriere della Sera, ha assicurato che se il Parlarmento lo chiamerà darà lì "tutte le spiegazioni". Il presidente Debora Serracchiani ha sottolineato che a oggi non risulta alcuna richiesta di convocazione, ma il deputato Gianfranco Librandi (Italia Viva) ha già annunciato la sua intenzione di farlo per chiedere apertamente le dimissioni del numero uno dell'Istituto nazionale della previdenza sociale "per la grave falla di credibilità che ha creato".
Quello che non torna
Nella giornata di ieri il Garante della privacy ha preso una posizione ufficiale sulla questione: l'assegnazione di soldi pubblici a persone con redditi alti non sarebbe compresa tra i dati tutelati. "La privacy non è d'ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell'interessato", ha dichiarato Pasquale Stanzione.
Eppure pare che l'Inps stia facendo muro: continua a mantenere il riserbo e - spiega Il Messaggero - pare che Tridico nelle scorse ore abbia convocato una lunga riunione con l'ufficio legale dell'ente per stabilire il da farsi. L'Istituto avrebbe il diritto di negare i nomi dei deputati che avrebbero beneficiato del bonus oppure è tenuto a renderli noti? Il Codice della Trasparenza (legge 33 del 2013) all'articolo 26 stabilisce che "le pubbliche amministrazioni pubblicano gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese, e comunque di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati".
Nel frattempo il senatore forzista Andrea Cangini ha annunciato di aver presentato un'interrogazione al premier Giuseppe Conte e al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: "L'ignobile operazione di propaganda anticasta orchestrata dal presidente grillino dell'INPS, Tridico, e dal suo dante causa Luigi Di Maio sta infangando l'intero Parlamento".
L'animatore del Comitato per il "No" al referendum costituzionale ritiene che sia del tutto "illegittima" la decisione di non diffondere i nomi dei deputati furbetti: "I nomi devono essere resi pubblici al più presto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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