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"Troppe cause ai medici allungano le liste di attesa"

Il presidente della Commissione sulla medicina difensiva: "Su 100 denunce solo 5 condanne"

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Non è solo la giustizia in Italia a essere maledettamente lenta. Anche la salute non scherza affatto. Con effetti, peraltro, drammatici. Lo ha certificato anche l'Istat appena pochi giorni fa: sono ben due milioni e mezzo gli italiani che non riescono ad avere accesso a visite specialistiche ed esami di cui pure avrebbero bisogno. La causa? I tempi troppo lunghi della nostra sanità, imposti da liste d'attesa infinite, che per molti cittadini si traducono in una rinuncia alle cure tout-court. Ma a dare una mano per risolvere questo problema, che priva una grande fetta della popolazione a Nord come a Sud di un servizio essenziale come quello sanitario, potrebbe esserci anche la Commissione ministeriale per lo studio e l'approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, voluta fortemente dal Guardasigilli e «battezzata» lo scorso aprile.

«La commissione - esordisce parlando al Giornale il suo presidente, il magistrato Adelchi d'Ippolito - in questi primi mesi sta procedendo a una serie di audizioni presso il ministero della Giustizia di tutti i soggetti interessati da queste problematiche: medici, associazioni dei pazienti, assicurazioni e avvocati».

Ma che c'entra la colpa medica con la lunghezza delle liste d'attesa?

«C'entra. Ma andiamo per gradi. Il nostro obiettivo è dare serenità ai medici, senza però limitare in nulla la piena tutela giuridica dei pazienti. Riteniamo che la collettività abbia un forte interesse ad avere un medico sereno, perché un medico sereno è un medico che non ricorre alla medicina difensiva».

Parliamo di quella pratica che vede i medici erogare prestazioni sanitarie finalizzate solo a evitare qualsiasi rischio di denuncia da parte dei pazienti?

«Esattamente. La medicina difensiva ha come ricaduta quella di esporre il paziente a esami spesso costosi, spesso invasivi e altrettanto spesso inutili. Con un pesante onere per le casse del Sistema sanitario e con un aggravio significativo anche per le liste di attesa, che aumentano esponenzialmente».

Come appunto ha denunciato l'Istat pochi giorni fa.

«Un dato drammatico, con 2,5 milioni di italiani che di fronte alla prospettiva di tempi di attesa così lunghi hanno rinunciato a curarsi».

Quanta parte delle liste di attesa è provocata dalla medicina difensiva?

«Posso dirle che è sicuramente una percentuale significativa. Le cause ovviamente sono molteplici, ma gli esami inutili contribuiscono all'allungamento delle liste di attesa. Ecco perché, come dico sempre, il medico quando entra in corsia non deve mai avvertire dietro di sé lo svolazzare della toga di un pm. Il medico deve essere sereno, ma il paziente deve godere della più completa tutela giuridica».

Il problema è trovare un punto di equilibrio tra queste due esigenze...

«Infatti lo sforzo della commissione è proprio quello di trovare il perfetto punto di equilibrio. E per farlo, non si può non partire da un altro dato allarmante: su cento denunce contro i medici, meno di cinque sfociano in una sentenza di condanna. Dunque è necessario individuare degli strumenti deflattivi che aiutino a evitare il moltiplicarsi di denunce temerarie».

Sembra esserci una certa assonanza con l'abuso d'ufficio: una fattispecie di reato che vede la stragrande maggioranza dei provvedimenti finire archiviati...

«Sono due materie completamente diverse.

Hanno in comune tra loro solo l'elemento che a fronte delle tante denunce presentate, pochissime si concludono con una sentenza di condanna».

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