Pier Francesco Borgia
Roma Si potrebbe dire che il destino ha firmato la regia di quella che potrebbe essere definita come una delle giornate più nere del trasporto pubblico capitolino. No, non stiamo parlando dell'ennesimo sciopero. Ma di un «uno-due» assestato con efficacia ai fianchi della malconcia azienda municipalizzata del trasporto urbano. Prima ci hanno pensato i radicali che con bandiere e claque al seguito hanno invaso gli uffici del Palazzo Senatorio per consegnare le 33mila firme con le quali chiedono l'istituzione di un referendum per mettere a gara il trasporto pubblico della Capitale. Com'è abitudine per i radicali, l'entrata in Campidoglio è stata più che «teatrale». Gli scatoloni con le firme, scortati dal segretario nazionale, Riccardo Magi, e dal responsabile romano, Alessandro Capriccioli, sono arrivati a bordo di un furgoncino con sulle fiancate lo slogan «Se non firmi t'AtTACchi».
Il piatto forte della giornata, però, è stato lo «schiaffo» inferto alla municipalizzata da parte dell'Antitrust. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti comminato una multa di 3,6 milioni di euro all'Atac dopo aver accertato «una pratica commerciale scorretta nell'offerta del servizio pubblico di trasporto ferroviario nell'area metropolitana di Roma». L'Antitrust ha infatti rilevato come nell'orario ufficiale dell'azienda i collegamenti Roma-Lido di Ostia, Roma-Civita Castellana-Viterbo (le due più importanti tratte pendolari italiane) e Roma-Giardinetti-Pantano, che vengono utilizzati complessivamente da oltre 200mila persone ogni giorno, abbiano un numero ben più alto di corse di quanto sia nella realtà, con la «sistematica e persistente soppressione di molte corse programmate, senza avvisare preventivamente l'utenza». E questo con l'aggravante di offrire il servizio in esclusiva lungo le stesse direttrici.
L'assessore Linda Meleo mette le mani avanti ricordando che l'indagine riguarda gli anni dal 2010 al 2016 («eredità di una politica maldestra e poco attenta alle esigenze dei cittadini»), salvo
poi specificare che «no, l'idea dei Radicali, non è la migliore strada percorribile per l'interesse della città». Il nuovo cda di Atac è a lavoro, conclude la Meleo, per risanare l'azienda e rendere il servizio efficiente.
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