Trump: accordo con la Cina su terre rare e dazi

Il tycoon annuncia l'intesa: tariffe al 10 e al 30%. E "riapre" i college Usa al Dragone

Trump: accordo con la Cina su terre rare e dazi
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«Il nostro accordo con la Cina è stato concluso, è soggetto all'approvazione definitiva mia e del presidente Xi. Magneti completi e tutte le terre rare necessarie saranno forniti direttamente dalla Cina. Allo stesso modo, forniremo alla Cina ciò che è stato concordato e permetteremo che gli studenti cinesi utilizzino i nostri college e le nostre università (cosa che mi è sempre piaciuta!). Noi avremo dazi totali del 55%, la Cina del 10%. Il rapporto è ottimo!». Con questo messaggio postato sul suo social Truth ieri Donald Trump ha annunciato l'intesa sui dazi tra Washington e Pechino dopo la maratona negoziale di due giorni che è tenuta a Londra. La questione delle esportazioni di terre rare è stata un punto cruciale nelle trattative e Trump ha aggiunto che, a sua volta, permetterà agli studenti cinesi di rimanere nelle università statunitensi.

Nella serata di ieri il segretario al Commercio Howard Lutnick ha precisato alla Cnbc che il livello dei dazi sul Made in China non cambierà rispetto ai livelli attuali. Trump su Truth ha parlato di dazi al 55%, ma la Casa Bianca ha precisato che la cifra indicata dal presidente include le tariffe imposte nel secondo mandato (10% quelle universali e 20% sul fentanyl) e quelle del 25% imposte nel primo mandato. Secondo fonti della Casa Bianca riferite nei giorni scorsi al Financial Times, in cambio dell'ok all'export di terre rare, il presidente Usa potrebbe allentare le restrizioni sulla vendita di chip. Un'inversione di marcia rispetto al suo predecessore, Joe Biden, che ha attuato quello che ha definito un approccio «piccolo cortile, alto muro» per limitare la capacità cinese di ottenere tecnologia statunitense.

Da parte di Pechino, il viceministro del Commercio Li Chenggang, ha descritto i colloqui di Londra come «razionali, approfonditi e sinceri». I colloqui di questa settimana per risolvere l'impasse si sono tenuti nella storica dimora di Lancaster House, a pochi passi da Buckingham Palace, messa a disposizione dal governo britannico come terreno neutrale. Durante i due giorni, la delegazione statunitense era composta da Bessent, dal segretario al Commercio Howard Lutnick e dal rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer, mentre la delegazione cinese era guidata da He Lifeng, vicepremier responsabile dell'economia.

Tiepida la reazione dei mercati: il FtseMib di Milano ha chiuso poco sotto la parità a -0,07% mentre il Cac 40 di Parigi ha ceduto lo 0,36% e il Dax di Francoforte lo 0,16 per cento. In controtendenza Londra che ha guadagnato lo 0,13 per cento.

La prudenza è giustificata dal fatto che i negoziatori non hanno rivelato esattamente cosa abbiano concordato nell'ambito dell'accordo quadro, il che potrebbe portare a un protrarsi dell'incertezza sulla tregua commerciale.

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