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Trump anti-bavaglio. "Libertà di parola sotto attacco come mai prima"

Il presidente in visita in Texas, al muro anti migranti: "L'impeachment adesso è pericoloso". Sulle violenze: "Crediamo nello Stato di diritto". Ira per Ivanka: vuole essere all'Inauguration Day

Trump anti-bavaglio. "Libertà di parola sotto attacco come mai prima"

Sei giorni dopo il terremoto dell'assalto a Capitol Hill che ha cambiato tante cose nella politica americana, Donald Trump torna a parlare in pubblico. Il tono è il solito, aggressivo e di sfida, ma con qualche cautela in più. Prima di salire sull'Air Force One per raggiungere il Texas dove «come sapete, abbiamo ultimato la costruzione del muro di confine con il Messico», il presidente uscente, oggetto in queste ore di una decisa azione dei Democratici al Congresso per ottenerne la rimozione, saluta una piccola e questa volta composta e ordinata folla di simpatizzanti e parla brevemente con i giornalisti. Nelle ore precedenti, secondo fonti di Fox News, Trump aveva avuto un colloquio con il leader dei repubblicani alla Camera Kevin McCarthy e con lui aveva fatto qualche vaga concessione rispetto a una sua parziale responsabilità per i disordini. Ma davanti ai suoi ammiratori e con i rappresentanti dei media è tornato se stesso. «La libertà di parola è sotto assalto come mai prima d'ora» afferma.

«Il mio discorso precedente la marcia su Capitol Hill ha risposto il presidente a chi gli chiedeva se non si sentisse corresponsabile è stato totalmente appropriato, questo ha pensato la gente»: niente di cui doversi pentire. E quanto alla procedura di impeachment attualmente in corso contro di lui, i toni usati da Trump sono stati se possibile ancor più categorici: «È una richiesta ridicola e assurda, la continuazione della più grande caccia alle streghe nella storia americana, che rappresenta un grave pericolo per il Paese e sta provocando tremenda rabbia tra gli americani». Due volte lo ha ripetuto, «tremenda rabbia», per poi aggiungere cercando di porsi come figura istituzionale responsabile: «Ma io non voglio violenza».

Trump ha anche duramente criticato la decisione dei social di escludere i suoi profili: «È un errore catastrofico, stanno compiendo un'azione divisiva e dimostrando qualcosa che avevo previsto da tempo». Il riferimento è a un uso politicamente di parte nella gestione di uno strumento che dovrebbe essere a disposizione di tutti. «La libertà di parola è sotto attacco come mai prima d'ora».

Prima di partire per il Texas, dove ieri sera era atteso nella assai simbolica località del massacro di Alamo, Trump ha tessuto le lodi del famoso muro di confine la cui costruzione aveva rappresentato un punto centrale della sua vittoriosa campagna elettorale del 2016. Fedele al suo stile sopra le righe, il presidente uscente ha parlato di «un incredibile successo. Stiamo bloccando molta dell'immigrazione clandestina e della grande quantità di droga che per decenni è arrivata nel nostro Paese. Ora spero che vogliano espanderlo», ha concluso ben sapendo che il suo imminente successore Joe Biden non ne ha alcuna intenzione. Giunto ad Alamo, ha ribadito il concetto di rabbia diffusa tra gli americani, ma lo ha bilanciato con la promessa di attenersi al principio di legge e ordine e di contribuire al lavoro per superare le divisioni.

A preoccupare Trump però è il voto, previsto per oggi alla Camera, sul suo impeachment. A differenza dell'occasione precedente in cui i Dem cercarono invano di cacciarlo, i leader repubblicani non lo sosterranno compatti, ed è verosimile che una decina di deputati si esprimano a favore. Il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell secondo fonti del New York Times ha detto ad alcuni collaboratori che a suo avviso Trump ha commesso reati da impeachment e che è contento che i dem lo mettano in stato d'accusa, convinto che sarà più facile cacciarlo dal partito.

Trump sarebbe anche molto irritato con la figlia Ivanka, che ha lasciato intendere di voler partecipare all'inaugurazione di Biden il 20 gennaio, da cui il padre si terrà lontano, per mantenere una verginità politica da spendere in futuro.

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