«Trump come Mussolini». Il presidente riparte a tutto gas e dalla Casa Bianca dà il via al primo appuntamento pubblico da quando è uscito dall'ospedale sei giorni fa. Ma la seconda apparizione dal Truman Balcony è già un caso. «Il discorso dal balcone è una diretta emulazione di Mussolini, l'uomo che ha coniato il termine fascista», si sfoga sul New York Times il Nobel per l'Economia Paul Krugman. «A chiunque abbia un minimo senso della storia, l'eco di Mussolini dal balcone di Piazza Venezia a Roma è inconfondibile», scrive il critico d'arte inglese Jonathan Jones, che pure sul Guardian ammette quanto l'immagine del presidente, con le bandiere americane intorno, abbia per la sua base un sapore tutto diverso, un mix di ottimismo e nazionalismo.
Per la seconda volta da quando ha annunciato di essere positivo al coronavirus nove giorni fa, il comandante in capo usa il balcone che domina il prato sud della Casa Bianca. «Mi sento alla grande», dice con voce un po' roca alla folla di duemila persone, che ammassata e senza mascherina intona «Altri 4 anni, altri 4 anni». Il 5 ottobre, lasciato il Walter Reed dopo tre giorni di ricovero, Trump si era definito «l'eroe invincibile, sopravvissuto ai democratici e al virus cinese» e si era sfilato la mascherina. Anche stavolta il bis, toglie la protezione, promette di sradicare il «virus cinese» con «il potere della scienza e della medicina americane», attacca il «disastro» Obamacare («Dobbiamo cancellarlo») e va persino oltre definendo i lockdown misure «non-scientifiche». Ma poi usa il discorso per intonare lo slogan «legge e ordine». «Dobbiamo sostenere la polizia. Se la sinistra vincerà, farà una crociata contro le forze dell'ordine e trasformerà il nostro in un Paese socialista. Non lo permetteremo». Per placare la rabbia, promette 4 milioni di posti di lavoro per gli afroamericani e benedice la Blexit, la campagna per l'uscita dei black, i neri, dal Partito democratico.
Più che il modello Mussolini, il presidente rievoca il Roosevelt pensiero: «L'unica cosa di cui aver paura è la paura stessa». E tira dritto con grande spavalderia verso il rush finale di campagna elettorale, che domani lo vedrà impegnato con «un grande comizio» in uno degli Stati in bilico, la Florida. Avanti tutta martedì in Pennsylvania e mercoledì in Iowa. Appuntamenti che sembrano un azzardo, vista la situazione sanitaria critica degli Stati Uniti. Ma Trump deve dare il massimo per rimontare nei sondaggi. Se il rivale Joe Biden cavalca le legittime preoccupazioni di una parte d'America e si presenta come il paladino della salute pubblica, il presidente gioca all'eroe anti-Covid. In giornata aveva già fatto saltare il duello tv del 15 ottobre, previsto in versione virtuale a causa della sua positività, e aveva costretto la commissione organizzatrice ad annullarlo definendolo «una perdita di tempo». Come a dire: io non temo il confronto faccia-a-faccia e mi batto sul campo dopo aver battuto la pandemia del secolo sperimentandola come molti americani.
Eppure, con 213 mila morti sulle spalle, 7.6 milioni di contagi, una media di 46mila nuovi infetti al giorno, il Trump-eroe rischia la rielezione sulla pandemia. E chissà se ha parlato mentre era ancora positivo al coronavirus, dunque contagioso. Prima del discorso il presidente ha dichiarato: «Ho fatto il test, probabilmente ne farò un altro domenica», cioè oggi. In attesa dell'evento in Florida. Il precedente non è dei migliori. Dopo il comizio di Tulsa a giugno, in Oklahoma ci fu un boom di contagi e il repubblicano Herman Cain morì due mesi dopo di Covid.
Ora la Casa Bianca è un focolaio e il virologo Anthony Fauci conferma che l'evento per la nomina della giudice Barrett è stato «un super diffusore». Ma Trump sa che in tre settimane si gioca tutto. Non ha altra scelta che sfidare il Covid.
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