
È un Donald Trump estremamente poliedrico quello che si appresta ad incontrare Vladimir Putin al vertice di Ferragosto in Alaska, a partire dalle dichiarazioni e dagli scenari che lo stesso presidente americano traccia anticipando i potenziali esiti del faccia a faccia. Il tycoon ritiene che il collega russo sia pronto a un accordo e che la sua minaccia di imporre nuove sanzioni a Mosca abbia probabilmente giocato un ruolo importante nella decisione di chiedere un incontro. "Faremo del nostro meglio e penso che alla fine otterremo un buon risultato", dice il tycoon in un'intervista radiofonica a poche ore dall'arrivo ad Anchorage, mentre la Casa Bianca assicura che Trump "ha molti strumenti a sua disposizione, e fra questi, le sanzioni".
Allo stesso tempo, The Donald stima in un 25% le probabilità che l'appuntamento non abbia successo e in quel caso, anticipa, "non chiamerò nessuno". Se andrà bene, invece, parlerà con il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Trump dice che la guerra in Ucraina è probabilmente la più difficile da fermare e "non sarebbe mai dovuta iniziare", ma ritiene pure che Putin sappia "che sono il più duro con cui abbia mai avuto a che fare". Parlando nello Studio Ovale, il comandante in capo Usa dice poi di pensare che "sarà un buon incontro" quello con lo zar, "ma il più importante sarà il secondo, con me, Putin e Zelensky. Vedremo se includere qualcuno degli europei" e "dovrà avvenire velocemente".
Il vertice nella base militare Elmendorf-Richardson inizia oggi alle 21,30 italiane con un faccia a faccia a porte chiuse (a eccezione degli interpreti), seguito da un pranzo di lavoro e da scambi tra le due delegazioni, e infine da una conferenza stampa congiunta. L'appuntamento vede al centro l'Ucraina, ma il leader del Cremlino vuole usarlo come occasione per rilanciare i rapporti con gli Stati Uniti: l'agenda indicata da Mosca, che include la cooperazione e le armi, è infatti ben più ampia infatti di quella "scarna" di Washington che ha un unico punto all'ordine del giorno, la fine del conflitto. I due leader insomma hanno priorità contrastanti, e la questione è quanto i rispettivi parametri possano avvicinarsi. Il segretario di Stato americano Marco Rubio sottolinea che le garanzie di sicurezza per Kiev devono essere parte integrante dei colloqui, aggiungendo di sperare in imminenti progressi. "Per raggiungere la pace, tutti riconosciamo che sarà necessario un dialogo sulle garanzie di sicurezza", ribadisce, mentre riguardo il futuro cessate il fuoco, non si sbilancia troppo: "Vedremo cosa sarà possibile fare domani, come andranno i colloqui. E siamo fiduciosi". Secondo Politico, Trump nella chiamata di mercoledì con i leader europei e quello ucraino ha spiegato proprio che gli Stati Uniti sono disposti a fornire garanzie di sicurezza per Kiev, "a determinate condizioni". Citando tre persone a conoscenza della conversazione, il sito spiega che Washington sarebbe disposta a svolgere un ruolo nel fornire a Kiev i mezzi per scoraggiare future aggressioni russe, se si raggiungerà un cessate il fuoco, ma a condizione che l'iniziativa sia assegnata agli Usa e non alla Nato. Mentre stando alle fonti del britannico Telegraph, l'accesso alle risorse naturali dell'Alaska petrolio e gas potrebbe essere oggetto di discussione, così come i minerali di terre rare in Ucraina e la revoca di alcune sanzioni al settore aeronautico russo. "Oltre alla revoca delle sanzioni, il Telegraph può rivelare che gli Stati Uniti si stanno preparando a offrire a Putin altri incentivi finanziari per porre fine alla guerra, tra cui l'accesso ai minerali di terre rare nelle aree dell'Ucraina attualmente occupate da Mosca. Si ritiene che Kiev detenga il 10 per cento delle riserve mondiali di litio, utilizzato nella produzione di batterie.
Due dei suoi maggiori giacimenti si trovano in aree controllate dalla Russia, e lo zar ha rivendicato i preziosi minerali presenti nelle regioni occupate dalle sue forze armate", scrive il giornale. Trump da parte sua non si sbilancia sulla possibilità di offrire l'accesso alle terre rare in cambio di un accordo di pace, limitandosi a dire: "Vediamo che succede al vertice".