
Donald Trump ha approvato i piani d'attacco contro l'Iran ma attende a dare l'ordine finale per verificare se sia possibile un passo indietro sul nucleare. È l'indiscrezione uscita in serata sul Wsj. Il suo messaggio a Benjamin Netanyahu, con cui dice di parlare "ogni giorno", è quello di "andare avanti", tuttavia su un eventuale attacco contro Teheran dice: "Potrei farlo, potrei non farlo. Voglio dire, nessuno sa cosa farò", sottolinea il presidente Usa, precisando che la sua pazienza con la Repubblica islamica "è finita".
Una terza portaerei americana, la Uss Ford, è pronta a schierarsi vicino a Israele la prossima settimana, come riporta la Cnn: il suo dispiegamento in Europa era già previsto, ma ora probabilmente si sposterà nel Mar Mediterraneo orientale. Il capo del Pentagono Pete Hegseth assicura che l'esercito è "pronto a eseguire" ogni decisione che Trump potrebbe prendere, e Washington sta preparando l'evacuazione volontaria dei propri cittadini da Israele, con l'ambasciata nello Stato ebraico che sta preparando "voli di evacuazione, anche via mare", spiega Mike Huckabee. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, invece, lancia "un forte appello a tutti affinché evitino qualsiasi ulteriore internazionalizzazione del conflitto", avvertendo che "qualsiasi intervento militare potrebbe avere conseguenze enormi per l'intera regione e per la pace e la sicurezza internazionali".
Ma il comandante in capo, parlando con i giornalisti, afferma che con l'Iran "la situazione è molto diversa da una settimana fa, è molto tardi per parlare", e assicura di aver offerto a Teheran "l'ultimatum definitivo". In ogni caso, il tycoon ribadisce che vuole una sua "resa incondizionata" e che "non deve avere l'arma nucleare". "Gli iraniani hanno suggerito di venire alla Casa Bianca a negoziare - prosegue -. Io non posso andare lì con tutto quello che sta succedendo". Parole che la Repubblica islamica smentisce tramite la missione presso l'Onu: "Nessun nostro funzionario ha mai chiesto di strisciare ai cancelli della Casa Bianca. L'unica cosa più spregevole delle sue bugie è la sua codarda minaccia di eliminare la Guida Suprema", afferma riferendosi al post di Trump su Truth in cui ha definito l'Ayatollah Ali Khamenei un "bersaglio facile". "L'Iran non negozia sotto costrizione, non accetterà la pace sotto costrizione, e certamente non con un guerrafondaio", precisa la rappresentanza permanente al Palazzo di Vetro, avvertendo che "risponderanno a qualsiasi minaccia con una contro-minaccia e a qualsiasi azione con misure di reciprocità".
Trump, intanto, torna a parlare dell'idea del presidente russo come mediatore: "Ho sentito Vladimir Putin ieri, si è offerto di mediare in Medio Oriente. Gli ho detto fammi un favore, mediamo con Mosca prima". Il Cremlino comunque mette "in guardia" Washington da un ingresso diretto nella guerra con l'Iran a sostegno di Israele, avvertendo che questo "destabilizzerebbe radicalmente l'intera situazione", anche se allo stesso tempo si mostra attento a non irritare l'amministrazione Usa e a non mettere a repentaglio il fragile dialogo avviato negli ultimi mesi.
Secondo il New York Times, la Russia si starebbe astenendo dal fornire un aiuto concreto a Teheran non solo per non inimicarsi Trump, ma anche per mantenere i buoni rapporti con i partner arabi del Golfo Persico, primi fra tutti Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Con Riad, Mosca continua una stretta cooperazione nell'ambito dell'organizzazione Opec+ dei produttori di petrolio. Gli Emirati, invece, sono stati tra i Paesi che più l'hanno aiutata ad attutire il peso delle sanzioni occidentali grazie al meccanismo delle triangolazioni commerciali.