I rivoluzionari con la scorta di Stato

Ci hanno fatto credere di avere imbarcato aiuti per sfamare centinaia di migliaia di persone, quando in realtà la marina israeliana si è imbattuta in stive desolatamente vuote o barchette stipate di passeggeri

I rivoluzionari con la scorta di Stato
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Difesi da Crosetto, tutelati da Tajani e, probabilmente, rimpatriati da Netanyahu. La mirabolante narrazione sulla Flotilla, epica traversata dal mare Mediterraneo per soccorrere la popolazione di Gaza, è sfociata in un finale lieto (tutti incolumi) ma non proprio conforme ai sogni degli attivisti pro Pal.

Ci hanno fatto credere di avere imbarcato aiuti per sfamare centinaia di migliaia di persone, quando in realtà la marina israeliana si è imbattuta in stive desolatamente vuote o barchette stipate di passeggeri dove sarebbe stato impensabile anche solo portare qualche confezione di biscotti iperproteici. E le polemiche non finiranno qui, di fronte a un'opinione pubblica divisa tra chi considera gli equipaggi di Flotilla eroici cavalieri di una causa ideale e chi si è spazientito di fronte a un tentativo velleitario di sovversione politica interna rivolta più ai seggi elettorali delle Marche e della Calabria che all'immane tragedia umanitaria di Gaza City.

Il filo conduttore della traversata è stato un gigantesco spot contro un governo "sionista" (quello guidato da Giorgia Meloni) appiattito su Netanyahu e palesemente ostile alla Palestina. Molti ci hanno creduto, visto anche l'ardore con cui ieri sono scesi in piazza in tutta Italia a devastare e bloccare attività produttive e trasporti con la bandiera rosso-nera-bianco-verde che ormai a sinistra ha soppiantato il tricolore.

Strana polemica nei confronti di un esecutivo che ha dedicato alla questione palestinese energie e impegno economico ai massimi livelli, a cominciare dagli aiuti a Gaza (2.100 tonnellate effettivamente consegnate). Il ministero della Difesa ha scortato gli yacht italiani con la fregata Alpino fino al limite della zona rossa, pronta a imbarcare in ogni momento i passeggeri in difficoltà. Crosetto non ha dormito due-tre notti confidando la forte preoccupazione di un bagno di sangue per l'ostinazione degli attivisti a sfidare il blocco navale israeliano. Il ministro degli Esteri Tajani ha fatto il ministro degli Esteri affinché non fosse torto un capello ai dimostranti e che fossero liberi di tornare subito in Italia, salvo l'ostinazione di sfidare il tribunale speciale di Israele quasi a guadagnare lo status di "prigioniero politico" che fa curriculum. Un lavorio diplomatico e militare fittissimo che ha assorbito la macchina dello Stato, abile nel chiudere la vicenda a danno zero. Per altri, come il leader M5s Giuseppe Conte, l'abbordaggio della Flotilla è stato invece il frutto della "politica estera del governo, disonorevole e sconcia", un'onta da lavare con lo sciopero generale dinanzi a un "governo imbelle e codardo" e bla e bla.

I quattro parlamentari italiani che hanno partecipato alla spedizione (Scotto, Corrado, Croatti e Scuderi) sono già rientrati con un volo di linea. Per gli altri compagni di avventura si profila un rimpatrio di massa con un paio di voli charter organizzati dal governo israeliano. Forse non il massimo per chi pensava di beffare il premier Netanyahu, il politico più odiato dalla sinistra internazionale pro Pal.

È il destino di tanti rivoluzionari da salotto, soprattutto quelli che volevano fare scoppiare una guerra tra Italia e Israele e incendiare le piazza italiane al minimo graffio riportato. Comodo quando ti scortano le navi, i diplomatici e gli agenti segreti di quel "governo sconcio" che ti salva la pelle.

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