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Tutte le volte in cui Giuseppe Conte è scappato

Con il rifiuto di Conte sul confronto televisivo proposto da Renzi, siamo all'ennesima fuga del leader grillino. L'avvocato tende sempre a scappare

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Giuseppe Conte tende alla fuga. L'ultimo episodio riguarda il "no" a Matteo Renzi per la sfida di un confronto televisivo. Il leader grillino ha fatto sapere di non partecipare agli show. Peccato perché durante la prima fase della pandemia l'impressione era stata un'altra. In ogni caso, l'avvocato originario di Volturara Appula non è nuovo ai dribbling. E non si tratta di muoversi all'interno di un campo di calcetto, bensì di evitare occasioni chiave di partite complesse. Facciamo qualche esempio.

Siamo in piena discussione pre-elettorale e la politica dibatte della necessità che i vertici partitici siedano in Parlamento. Giuseppe Conte potrebbe candidarsi nel collegio di Primavalle, Roma. Il seggio è rimasto scoperto per via di un incarico assegnato ad un parlamentare grillino in Europa. Enrico Letta inizia a manifestare la volontà di giocarsela a Siena, pur essendo pisano. L'ex premier giallorosso e gialloverde avrebbe campo libero nella capitale ma niente: Conte fa sapere di doversi occupare della "riorganizzazione" del MoVimento 5 Stelle e non scende in campo. Ora ci sarebbe l'occasione, per così dire, del seggio lasciato libero dal neo sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ma Conte non si è ancora espresso su quello scranno: possiamo immaginare come andrà a finire.

Questa è forse la circostanza più plateale. Scavando, però, se ne trovano altre. Subito dopo l'esito delle elezioni amministrative di quest'autunno, Giuseppe Conte, invece di presentarsi in conferenza stampa con la grande sconfitta Virginia Raggi, opta per un'altra fuga strategica: si precipita a Napoli, dove ha vinto Gaetano Manfredi. L'ex sovranista e "punto di riferimento" dei progressisti rivendica un risultato che il Partito Democratico avrebbe raggiunto anche senza l'apporto pentastellato. E la Raggi rimane sola a spiegare i perché dell'insuccesso, nonostante tutte le manifestazioni di vicinanza precedenti dell'ex premier. E siamo alla seconda fuga.

Da ricordare, poi, l'atteggiamento avuto durante il suo incarico nell'esecutivo. Nel bel mezzo di una fase calda - quella della dialettica sulle misure europee - , l'onorevole Renato Brunetta, oggi ministro della Funzione pubblica del governo di Mario Draghi, incalza l'ex presidente del Consiglio proprio sul tema della "fuga": "Derubricando il suo passaggio parlamentare a semplice informativa urgente - diceva Brunetta in Aula - , senza documenti, senza voto, ha di fatto violato le prerogative delle Camere. E tutto questo semplicemente perché lei, presidente Conte, non ha una maggioranza sulla decisione piu’ importante nel nostro rapporto con l’Europa, sul pacchetto europeo". Poi Brunetta annotava: " Allora si capiscono i DPCM, i decreti legge, le mozioni di fiducia, le task force innumerevoli, perché tutto questo serve per parlare d’altro e non venire in Parlamento". A ragion veduta, si può dire che l'ex premier - come dichiarava Brunetta - preferiva evitare di presentarsi in Aula per via dell'assenza di una maggioranza che lo sostenesse. Era il princio dell'estate dello scorso anno.

Veniamo così ai due casi più recenti. Nella seconda metà dell'ottobre appena trascorso, riesplone il "caso Venezuela". La notizia pubblicata in primis sul Giornale racconta di come l'ex capo degli 007 abbia confermato dinanzi ad un giudice spagnolo l'esistenza di un finanziamento che il MoVimento 5 Stelle avrebbe ricevuto dalla nazione di Hugo Chavez. La questione può riguardare persino possibili interferenze da nazioni estere. Fratelli d'Italia presenta un'interrogazione parlamentare, chiedendo anche a Conte di prendere posizione in merito alla vicenda, oltre che sulle prossimità ideologiche tra i grillini ed il regime di Maduro. Ma Conte - per Giorgia Meloni - fa il "gioco del silenzio".

E infine il caso di queste ore: il MoVimento 5 Stelle pubblica sul suo sito tredici domande cui dovrebbe - dicono - rispondere Matteo Renzi. Il leader d'Italia Viva sfida il leader grillino ad un confronto televisivo, comunicando di aver preparato a sua volta tredici domande, due delle quali su Venezuela e caso mascherine. Conte risponde, dicendo di non prendere parte a "show". Renzi gli dà del "coniglio mannaro".

Sono vicende diverse, ma una costante c'è: Giuseppe Conte scappa.

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