Politica estera

Con il tycoon presidente l'Alleanza torna in pericolo

Donald conta di fare tutto da solo. Ma serve una opposizione compatta all'asse anti-occidentale

Con il tycoon presidente l'Alleanza torna in pericolo

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Man mano che le presidenziali americane di novembre si avvicinano, e con esse il concreto rischio di ritrovarci Donald Trump alla Casa Bianca, si rafforza una sinistra previsione su come questo ferrigno 2024 passerà alla Storia: il vero anno di svolta in cui il nostro pacifico (nei limiti dell'umano possibile) e benestante mondo che durava da quasi otto decenni si è dissolto per sempre. La famosa terza guerra mondiale a pezzi battezzata da papa Francesco è già cominciata da tempo: abbiamo un fronte europeo aperto a cannonate da Vladimir Putin in Ucraina il 24 febbraio '22, uno mediorientale inaugurato da Hamas in Israele su regia iraniana il 7 ottobre '23 e pronto a estendersi ad opera di altri alleati di Teheran nel Mar Rosso, in Libano e altrove, più uno forse ancor più temibile nell'Estremo Oriente, con Cina, Taiwan e Corea a rischio d'incendio.

A silurare una pace che i superficiali credevano eterna è bastata l'intesa tra Russia, Cina e Iran, quel nuovo Asse anti occidentale che, come quello di ottant'anni fa, può contare su qualche alleato minore, da Kim Jong-un in giù. Questi ambiziosi nemici delle nostre libertà (che troppi danno per scontate) agiscono con sempre più visibile coordinamento e ciò dovrebbe spingerci a serrare i nostri ranghi politici e militari. Perché i conflitti mondiali lezione della Guerra Fredda - si prevengono con idee chiare e bastone pronto per la difesa, non confidando nel buon senso altrui.

Ma l'aria tira in un'altra direzione. In giugno si voterà nei 27 Paesi Ue per le elezioni europee e da Mosca arriva un messaggio chiarissimo, che molti paiono disposti ad ascoltare. È tempo ha detto l'ex presidente russo Dmitry Medvedev che gli europei cambino strada e scelgano i partiti anti sistema di destra e di sinistra, consapevoli dei vizi della globalizzazione Usa. È il vecchio disegno di Putin e dei suoi predecessori sovietici: separare l'Europa occidentale dall'alleato americano, dividerci per dominarci nello stesso modo in cui Mosca dominò per 40 anni l'Europa orientale. Ma la carta d'oro di Putin si chiama Trump, che ieri è arrivato a dire che non difenderebbe da un attacco russo gli alleati Nato «delinquenti» che non saldano le quote pattuite: a lui della nostra sicurezza importa zero, perché crede (sbagliando) di non aver bisogno di noi. Le sue non sono parole vuote: tiene già sotto ricatto l'Ucraina per un pugno di voti alle presidenziali. Il numero uno della Nato Jens Stoltenberg, conscio del pericolo, invita a prepararci a dieci anni di confronto duro con la Russia.

Ma se ci sarà Trump, potrebbe presto non esserci più neanche una Nato.

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