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"Uccisi i 4 killer di Moïse". Caccia ad altri mercenari

Arrestati sei del commando: uno è americano. Il premier ad interim Joseph parla con Blinken

"Uccisi i 4 killer di Moïse". Caccia ad altri mercenari

Haiti, il Paese più povero delle Americhe, per ora regge, anche se il timore del caos rimane forte dopo l'assassinio del presidente Jovenel Moïse. Non a caso ieri la prima cosa che ha fatto il primo ministro ad interim Claude Joseph, che detiene il fragile potere dopo l'assassinio di Moïse, è stata una conversazione con il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken. Nella telefonata, Joseph si è impegnato «a dialogare con i leader dell'opposizione per placare il clima socio-politico e facilitare lo svolgimento di elezioni inclusive e credibili secondo il calendario stabilito dal Consiglio elettorale provvisorio». Elezioni presidenziali, parlamentari e comunali che si dovranno tenere il prossimo 26 settembre insieme a un referendum costituzionale ma, visti i precedenti di Haiti, il condizionale è d'obbligo. Vedremo che succederà.

Di sicuro c'è lo stato d'assedio, di 15 giorni ma estendibile, che pone le Forze Armate come massimi garanti della sicurezza e implica l'istituzione di tribunali militari. Altrettanto certo è che sempre ieri la polizia haitiana ha confermato che quattro membri del commando sono stati uccisi e altri sei sono stati arrestati (uno ha il passaporto Usa). Dal canto suo, il ministro delle Comunicazioni, Pradel Henríquez, ha confermato che gli aggressori sono stranieri che parlano spagnolo e inglese, ma non ha fornito dettagli ulteriori. Ieri nella capitale Port-au-Prince c'era poca gente in giro e a tenere banco è stato il risultato dell'autopsia sul corpo del presidente di Haiti Jovenel Moise, un'autopsia che fa capire come il suo omicidio sia stata un'esecuzione in piena regola.

Il corpo è stato infatti crivellato da 12 proiettili nella notte tra il 6 ed il 7 luglio scorso secondo il rapporto legale del giudice Carl Henry Destin, che ha in mano il caso. In una foto pubblicata dal quotidiano Gazette Haiti si vede il cadavere di Moïse steso a terra in camera sua, con una fascia bianca che gli copre il viso. Addosso ha una camicia bianca e la maggior parte dei proiettili hanno i fori di entrata e uscita nella testa. Secondo quanto riportato dai media haitiani l'ufficio e la stanza del presidente sono stati saccheggiati e Destin, recatosi l'altroieri all'alba sul luogo dell'attacco, ha dichiarato di aver trovato il capo dello Stato riverso sulla schiena, con pantaloni blu, la camicia bianca macchiata di sangue, la bocca aperta, l'occhio sinistro perforato. L'autopsia sul cadavere di Moïse ha rilevato un colpo di proiettile in fronte, due su ciascun capezzolo, tre all'anca e uno all'addome.

Tutti i proiettili che hanno ucciso Moïse erano «9 mm esplosi da armi di grosso calibro» mentre molti bossoli da 5,56 e 7,62 mm sono stati trovati tra la guardiola e l'interno della residenza», ha spiegato al quotidiano Le Nouvelliste lo stesso giudice. Altri dettagli trapelati nelle ultime ore sono che, a parte la moglie Martine, anche lei ferita nell'attentato ma fuori pericolo dopo essere stata trasferita in un ospedale di Miami, nessun'altra persona nella residenza presidenziale è stata colpita.

La figlia del presidente, Jomarlie Jovenel, presente al momento dell'attacco, è riuscita a salvarsi nascondendosi nella camera da letto di suo fratello mentre la cameriera e un membro del personale di servizio sono stati legati da membri della squadra del commando che al momento dell'irruzione hanno gridato «operazione DEA! (acronimo che indica l'agenzia antidroga statunitense, nda)», ha dettagliato ieri Destin, citando testimoni.

Ieri sera i figli del presidente Moïse hanno lasciato Haiti dall'aeroporto internazionale di Port-au-Prince per una destinazione sicura.

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