
In vista del Consiglio europeo in programma domani a Bruxelles, l'Europa che conta mette nero su bianco una linea comune sull'Ucraina. L'obiettivo è duplice. Da una parte - seppure con un comunicato congiunto piuttosto ambiguo - non assecondare l'idea di Donald Trump di fare concessioni territoriali alla Russia per raggiungere una qualunque pace. Almeno non oggi e, solo eventualmente, al termine di un percorso negoziale che porti alla fine del conflitto. Una linea che prende forma in una proposta congiunta Ue-Ucraina in 12 punti - resa nota ieri pomeriggio da Bloomberg - che delinea i possibili confini di una pace una volta fermate le ostilità partendo dallo "stop ai combattimenti" e dal "congelamento del fronte". Dall'altra, invece, l'obiettivo è provare a spingere in un angolo veti e distinguo di Ungheria e Slovacchia. Con il premier magiaro Viktor Orbán che dopo aver dato la sua disponibilità per ospitare in Ungheria un summit tra Trump e Vladimir Putin (che oggi sembra ancora lontano) domani si presenterà a Bruxelles solo nel primo pomeriggio. Ufficialmente perché impegnato a Budapest nelle celebrazioni dell'insurrezione contro l'Urss del 1956, in verità per marcare la distanza con l'Ue, sempre più diffidente verso Mosca e preoccupata dall'attivismo di un Trump che sembra voler arrivare a una tregua subito e comunque ad ogni costo, anche quello di lasciare sin da ora alcuni territori alla Russia. Non che a Bruxelles non siano consapevoli del fatto che qualche concessione a Putin probabilmente andrà fatta, ma una cosa è sedersi al tavolo con il Donbass già "consegnato" a Mosca, altra è che la questione sia oggetto del negoziato.
Così, a 48 dal Consiglio europeo, il francese Emmanuel Macron, il tedesco Friedrich Merz, il britannico Keir Starmer, la premier italiana Giorgia Meloni, il polacco Donald Tusk e altri Paesi europei - tra cui Danimarca, Finlandia, Norvegia, Spagna e Svezia - firmano una lettera insieme a Volodymyr Zelensky in cui si dicono "uniti nel desiderio di una pace giusta e duratura" e puntano l'indice contro "le tattiche dilatorie della Russia" che "più volte hanno dimostrato" come l'Ucraina sia "l'unica parte seriamente intenzionata a raggiungere la pace" mentre "Putin continua a scegliere violenza e distruzione". Una lettera che ha anche l'obiettivo di circoscrivere il posizionamento europeo rispetto alla trattativa aperta dalla Casa Bianca. "Sosteniamo fermamente - si legge nella missiva - la posizione del presidente Trump secondo cui i combattimenti dovrebbero cessare immediatamente e che l'attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati. Restiamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza". Non è una presa di distanza dalla linea della Casa Bianca, ma il tentativo di provare ad avere un ruolo in un negoziato che inevitabilmente interessa non solo l'Ucraina ma anche tutta l'Ue. Nella convinzione che eventuali concessioni territoriali a Mosca, evidentemente concordate con Kiev, possano essere solo un punto di arrivo di un piano di pace e non certo lo step di partenza. Insomma, a differenza di Washington i leader europei sono per una sorta di congelamento alla coreana.
Ma il Consiglio europeo di domani - a cui venerdì seguirà una riunione a Londra dei cosiddetti Volenterosi, presieduta da Starmer e Macron - affronterà anche la delicata questione degli asset russi. "Stiamo sviluppando misure per utilizzare l'intero valore dei beni sovrani immobilizzati della Russia, in modo che l'Ucraina disponga delle risorse di cui ha bisogno", scrivono i leader Ue che a Bruxelles discuteranno proprio di come provare a formulare una proposta in merito. Una questione piuttosto complessa, perché si teme di innescare segnali di sfiducia nel sistema finanziaria europeo e perché ci sono dei limiti oggettivi imposti dal diritto internazionale. Circostanza, questa, di cui non a caso si tiene conto anche nella risoluzione di maggioranza che sarà votata oggi da Camera e Senato al termine delle consuete comunicazioni pre-Consiglio Ue.
Nella bozza circolata ieri sera, infatti, si chiede sì di tenere conto "delle esigenze urgenti di assistenza finanziaria e di ricostruzione dell'Ucraina" ma considerando anche che "un eventuale utilizzo dei beni russi immobilizzati non può che essere subordinato alla compatibilità con il diritto internazionale". Per il resto, Meloni ribadirà il "pieno sostegno" dell'Italia a Kiev, sottolineando come l'impegno per raggiungere "una pace giusta e duratura" in Ucraina "non può prescindere dal dialogo con gli Stati Uniti".