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Ungheria, Orbán trionfa: la quarta volta al potere. E punge l'Unione europea

Il premier rieletto: "Una vittoria che si vede da Bruxelles e dalla Luna". Esulta Salvini

Ungheria, Orbán trionfa: la quarta volta al potere. E punge l'Unione europea

L'unica certezza al momento della chiusura delle urne è che la partecipazione degli elettori è stata alta: in serata molti ungheresi erano ancora in fila davanti ai seggi. Alle elezioni per il rinnovo del parlamento di Budapest alle 18,30 si era già espresso il 67,8% dei 7,7 milioni di magiari aventi diritto al voto, in linea con il dato del 2018, quando il turno elettorale si chiuse con un'affluenza record del 70,22%. Nonostante molti seggi abbiano prolungato l'orario di voto, pochi minuti dopo le 19 sono circolate le prime notizie sulla vittoria dell'Unione civica ungherese (Fidesz), il partito nazionalista e conservatore del premier uscente Viktor Orbán, al potere dal 2010 e già capo del governo fra il 1998 e il 2002.

Fra i primi a esultare, il suo capo di gabinetto Gergely Gulyas che a urne appena chiuse, ha affermato: «Mi aspetto una grande vittoria». Quando lo spoglio delle schede è arrivato al 70%, con il 55% dei voti attribuiti a Fidesz, si è fatto sentire lo stesso Orbán con un semplice: «Abbiamo vinto alla grande: un segnale che si vede anche a Bruxelles e dalla Luna».

In Europa in pochi saranno contenti per la nuova affermazione del leader magiaro, maestro di contenziosi con l'Ue e leader di un paese Nato ma molto cauto con le sanzioni alla Russia di Vladimir Putin. In controtendenza il tweet del leader della Lega Matteo Salvini: «Bravo Viktor! Da solo contro tutti, attaccato dai sinistri fanatici del pensiero unico, hai vinto anche stavolta grazie a quello che manca agli altri: l'amore e il consenso della gente. Onore al libero popolo ungherese».

Da quando è tornato al potere nel 2010, Orbán ha sempre avuto maggioranze amplissime che gli hanno permesso di modificare la costituzione magiara a propria immagine e somiglianza fra le proteste, inefficaci, dell'opposizione. «Grazie a tutti i cittadini ungheresi che sono andati alle urne: esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che hanno vegliato tutto il giorno sulla correttezza delle elezioni», ha scritto su Twitter lo sfidante di Orbán, Peter Marki-Zay che ha ringraziato i circa 15mila rappresentanti di lista che hanno monitorato lo spoglio. Ex sindaco 49enne di estrazione cattolica, Marki-Zay guida «Uniti per l'Ungheria», un coalizione di centristi, socialdemocratici, ecologisti ed ex estremisti di destra che ha tentato di strappare il potere dalle mani del premier uscente. Marki-Zay, che aveva definito Orbán «un traditore della patria», ha poi criticato la posizione del Comitato elettorale nazionale (NVB), che ha dovuto ammettere di non avere alcun controllo sui voti espressi dagli ungheresi all'estero. «Possiamo solo sperare che la nostra vittoria elettorale non venga meno a causa di questi voti, perché ciò provocherebbe una crisi costituzionale in Ungheria».

Poco attento al voto dei magiari all'estero l'Nvb ha invece inflitto una sanzione da 20mila fiorini ungheresi (circa 55 euro) al politico di Fidesz Péter Hoppál per aver staccato la spina a un evento elettorale di «Uniti per l'Ungheria» nella contea di Baranya nel sud del paese. L'esponente della maggioranza, ha riferito il quotidiano Budapester Zeitung, aveva cercato di zittire l'opposizione dicendosi «stanco di ascoltare le loro bugie strombazzate a ciclo continuo». In prima battuta l'Nvb aveva comminato a Hoppál una meno simbolica multa da 500mila fiorini (1.360 euro).

Il politico aveva presentato ricorso contro l'ammenda considerata troppo alta.

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