Gli Usa crescono più del previsto Trump scontento per i tassi fermi

Da aprile a giugno il prodotto interno lordo è aumentato del 3% spinto dalle tariffe. Ma la Banca centrale non taglia il costo del denaro per l'alto rischio di inflazione

Gli Usa crescono più del previsto Trump scontento per i tassi fermi
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La Fed resiste al pressing di Donald Trump e lascia i tassi invariati in attesa di capire l'effettivo impatto dei dazi. Intanto, il Pil degli Stati Uniti corre più del previsto: +3% nel secondo trimestre, ben al disopra delle attese degli gli analisti che stimavano un +2,3 per cento. A fare da traino è stata l'inversione di tendenza della bilancia commerciale e un rinnovato interesse dei consumatori. Dopo l'impennata delle importazioni nel primo trimestre, dovuta ad acquisti anticipati per aggirare i dazi, tra aprile e giugno le importazioni sono crollate del 30%, mentre le esportazioni hanno tenuto. L'effetto netto ha contribuito per ben 5 punti percentuali alla crescita del Pil. Il calo delle scorte, che ha sottratto 3,2 punti percentuali alla crescita, non ha compensato il contributo positivo del commercio estero.

Tuttavia, la domanda interna ha mostrato segnali di raffreddamento. I consumi privati, storicamente il principale motore della crescita Usa, sono saliti dell'1,4%, superando lo 0,5% del periodo precedente, grazie alla stabilità del mercato del lavoro che ha sostenuto il potere d'acquisto delle famiglie. Tuttavia, la spesa dei consumatori è stata compensata dalla debolezza della spesa delle imprese. La crescita degli investimenti delle aziende ha rallentato, frenata dalla debolezza degli investimenti in edifici e attrezzature. Il settore immobiliare, duramente colpito dagli elevati costi di indebitamento, ha continuato a rappresentare un freno per l'economia. Intanto, l'indice dei prezzi delle spese per consumi personali ha registrato un aumento del 2,1% nel trimestre, appena al di sopra dell'obiettivo del 2% della banca centrale.

"Appena pubblicato il Pil del secondo trimestre: 3%, molto meglio del previsto!". Lo ha scritto Trump sul suo social Truth. E poi ha aggiunto: "Troppo tardi (Too late, il nomignolo con cui il presidente Usa chiama il numero uno della Fed, Jerome Powell), ora deve abbassare i tassi. Non c'è inflazione! Lasciate che la gente compri e rifinanzi le proprie case!". E invece, come previsto anche dalla stessa Casa Bianca e per la quinta riunione consecutiva, ieri la banca centrale Usa ha lasciato i tassi invariati. Il costo del denaro negli Stati Uniti resta fermo in una forchetta fra il 4,25% e il 4,50%, lo stesso livello da dicembre scorso. La decisione del Federal Open Market Committee ieri non è stata presa, però, all'unanimità ma con due voti contrari: Christopher Waller e Michelle Bowman, entrambi nominati da Trump, hanno infatti rotto i ranghi e deciso di votare per un taglio dei tassi di 25 punti base. L'ultimo caso simile, più di un voto dissenziente, risale al 1993.

Quanto alle previsioni, la Fed vede un rallentamento dell'economia Usa, con i principali indicatori che suggeriscono che l'attività economica del paese appare "moderata nella prima parte dell'anno", si legge nel comunicato. Anche l'inflazione resta "abbastanza elevata". L'annuncio è stato seguito, dopo mezz'ora, dalla conferenza stampa di Powell che ha subito precisato: per la riunione della Federal Reserve di settembre sui tassi di interesse, "non è stata presa alcuna decisione". Poi ha spiegato che l'attuale "politica monetaria moderatamente restrittiva appare appropriata" ed "è in linea con i rischi di inflazione" che sono aumentati "a seguito delle notizie sui dazi" ha aggiunto, osservando come "i cambiamenti nelle politiche governative continuano a evolversi e i loro effetti sull'economia rimangono incerti".

Secondo Powell, "i dazi stanno spingendo i prezzi di alcuni beni" ed è "probabile che l'inflazione core risulti in rialzo al 2,7% a giugno su base annua". Quindi "è possibile che gli effetti inflattivi potrebbero essere più persistenti". Poi la stoccata a Trump: "L'indipendenza della Fed dovrebbe essere rispettata e mantenuta, finché continua a servire il bene pubblico".

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