Ore 12.32: l'agenzia Ansa batte la notizia di un'inchiesta aperta dalla Procura di Milano sulla compravendita dello stadio di San Siro. Si indaga per turbativa d'asta. Negli stessi minuti le parti sottoscrivono il rogito che sancisce il passaggio di proprietà del Meazza e delle aree limitrofe, per 197 milioni di euro, dal Comune a Inter e Milan. L'Ansa ne dà conto alle 12.41. Una concomitanza strettissima.
Proprio nella mattinata di ieri è stato sentito come teste dai pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi il promoter Claudio Trotta, tra i fondatori del comitato "Sì Meazza" e famoso tra l'altro per aver organizzato per anni i concerti italiani di Bruce Springsteen, molti dei quali proprio al Meazza. Nei mesi scorsi in una lettera aperta al sindaco Giuseppe Sala (nella foto) Trotta aveva rivelato che insieme ad altri operatori degli spettacoli live avrebbe voluto fare un'offerta per lo stadio, ma a suo dire è stato impossibile per loro partecipare al bando del Comune a causa delle tempistiche troppo strette e delle condizioni.
Il promoter ha poi spiegato ai cronisti che già nel 2019 aveva lanciato la proposta di un bando internazionale per la ristrutturazione e la futura gestione dell'impianto dopo la fine della concessione nel 2030. Il progetto prevedeva di "abbandonare il terzo anello e fare una struttura portante e di quelle apribili", per usare lo stadio "365 giorni all'anno" e migliorare l'acustica; di installare "un prato retrattile" da usare sia per il rugby sia per i concerti; di migliorare i servizi per il pubblico, con "nessuna necessità di aumentare gli spazi corporate" ossia quelli per i club. No demolizione quindi.
L'imprenditore aveva portato il general manager della Asm Global dal sindaco e dal dg di Palazzo Marino Christian Malangone. "Gli avevamo detto vogliamo un bando pubblico e noi parteciperemo per la ristrutturazione e la gestione futura con o senza le due squadre e ciò significava che lo stadio poteva stare in piedi comunque con o senza il calcio". Il Comune ha invece "fatto un avviso di interesse pubblico che non era un bando e si parlava di un'area per fare un'operazione immobiliare".
Per le tempistiche, 37 giorni dalla pubblicazione il 24 marzo scorso fino al 30 aprile, e per le modalità che riguardavano non solo lo stadio ma anche le aree circostanti quell'avviso di interesse pubblico per San Siro predisposto dal Comune di Milano era - questa l'accusa - già ritagliato su "un'operazione di speculazione immobiliare" con cui, in sostanza, tenere fuori partecipanti che potessero avere proposte alternative. Davanti ai pm, nelle indagini coordinate dall'aggiunto Tiziana Siciliano e affidate al Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese, Trotta avrebbe messo a verbale di non aver potuto partecipare a quell'avviso di interesse pubblico che "non era nemmeno un bando", perché l'operazione che si voleva portare avanti con la vendita ai club era già decisa a tavolino. "Un bando su misura? Questo lo dovete dire voi, chiunque può interpretarlo, io non ho nessuna prova per dirlo.
Il problema dei bandi è che molto spesso vengono scritti ad hoc", ha detto il promoter lasciando Palazzo di giustizia. Una convinzione ribadita agli inquirenti. Alla fine, ha aggiunto, un "bene pubblico" è finito al centro di "un'operazione immobiliare".