Coronavirus

Verso l'arancione Lombardia, Toscana Piemonte e Friuli. Bologna quasi rossa

Oggi il report dell'Iss: attesi molti cambi di colore. In 8 regioni terapie intensive sopra soglia. Ieri quasi 20mila casi, 308 morti

Verso l'arancione Lombardia, Toscana Piemonte e Friuli. Bologna quasi rossa

Bologna la «Rossa» diventa «arancione scuro». Quale sia nella palette delle tinte pandemiche l'esatta differenza tra le due «varianti» cromatiche, non è chiarissimo. Sta di fatto che nella regione-simbolo della sinistra italiana quello che da sempre rappresenta il colore di una precisa identità politica, oggi riflette l'immagine di una profonda crisi sanitaria legata al contagio Covid.

Il problema, ovviamente, non riguarda solo l'Emilia Romagna, ma gran parte del Paese le cui regione sul fronte vaccinale si stanno muovendo in modo scomposto.

Le inchieste giudiziarie sui «mediatori di fiale» aperte in Veneto, Lombardia e Umbria sono lì a dimostrare come le confuse «iniziative private» di certi governatori non servano a compensare gli errori di fondo commessi in sede Ue dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, relativamente al piano di approvigionamento dei vaccini destinati ai rispettivi Stati. E così l'Italia si trova in mezzo al guado: tra una campagna vaccinale che stenta a decollare e forniture di siero inadeguate.

Ieri è stata un'altra giornata tutt'altro che confortante: 19.886 i nuovi casi; tasso di positività al 5,6%; 308 morti, 8 le regioni con le terapie intensive sopra la soglia. Il cubo di Rubik dei quadretti colorati subirà nuove modifiche: un «gioco» che ha stancato gli italiani, ma al quale sono costretti a sottostare. La novità più rilevante riguarda l'intera provincia di Bologna che da domani diventerà «arancione scuro», con tanto di divieto di spostarsi da un comune all'altro.

Il sindaco di Anzola dell'Emilia, Giampiero Veronesi, ha diffuso la notizia su Facebook: «Il provvedimento è giustificato dall'aumento esponenziale dei contagi su tutta la provincia di Bologna ed il conseguente probabile collasso, nel breve periodo, delle strutture sanitarie. Questa decisione comporta, tra le altre, la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per 15 giorni (ad eccezione della scuola dell'infanzia e dei nidi). Ed è proprio l'impatto sul mondo della scuola a destare grande preoccupazione: nell'ultimo mese si sono registrati infatti 13 focolai nei servizi da 0 a 3 anni, 17 nelle scuole dell'infanzia, 29 alle elementari, 17 alle medie, 11 alle superiori. Nel resto del Paese, al momento, nessuna regione è in «zona rossa» , mentre sono diverse quelle in «zona arancione» (con il distinguo dell'«arancio rinforzato» delle province di Brescia, Perugia, Pescara e Chieti); la maggior parte si trovano in «zona gialla», ma potrebbe cambiare con il nuovo monitoraggio dell'Iss in arrivo nelle prossime ore.

Le probabili candidate a passare in «zona rossa» sono Umbria e Abruzzo a causa della crescita di focolai, soprattutto riguardanti la «variante inglese». Restrizioni «arancioni» in vista anche per Lombardia, Toscana (per Pistoia potrebbe scattare il rosso), Piemonte e Friuli Venezia Giulia che finora hanno resistito alternando vari colori. Le altre regioni dovrebbero invece restare «gialle». L'Istituto superiore di sanità sta «monitora la situazione».

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