Roma Parte dalla capitale la disanima del voto del cofondatore di Fratelli d'Italia, Ignazio La Russa. «Non voglio riaprire ferite - spiega - ma un'analisi del voto non può prescindere da questo dato e dai complimenti che voglio fare a Giorgia Meloni: dispiace non aver potuto vedere un confronto con la Raggi che sarebbe stato all'ultimo voto».
Pd giù, M5S su: come è andata al centrodestra?
«Non ha vinto a Torino, diviso con candidati brave persone ma poco credibili - né a Bologna né a Milano, dove la coalizione era allargata a esponenti che a livello nazionale appoggiano il governo. In questo senso il risultato della rossa Bologna è migliore di quello di Milano. Qui il giusto tentativo di coinvolgere elettori di centro da parte di Parisi, che è stato convincente, ha portato come conseguenza negativa la perdita di parte del voto identitario di destra, che non a caso abbiamo pagato soprattutto noi e la Lega. A Bologna non è bastata la coesione sul candidato di un partito non moderato. A Roma, se fosse stata scelta la Meloni, avremmo almeno avuto contezza di tutti i laboratori possibili. Non è stato così».
Queste quattro sconfitte che cosa insegnano?
«Non basta essere uniti per vincere. Bisogna proporre agli elettori qualcosa di aggiuntivo, nuovo, coerente, chiaro, che non è venuto fuori dai laboratori di Bologna, Torino e Milano. Serve un centrodestra in cui la questione-leadership venga dopo i contenuti. E una nuova narrazione di un progetto che vada oltre il no a Renzi, affidata alle nuove generazioni - da Meloni a Salvini ai tanti giovani di Fi - per fare innamorare di nuovo l'elettorato di centrodestra. Senza entusiasmo e un progetto ben narrato la gente omologa partiti e proposte e si rifugia nel grillismo. Meglio politici giovani e appassionati dei prestati alla politica, una concessione al vento anticasta».
E che vento tira in Fdi?
«Spifferi post-elezioni, che lasciano strascichi in chi non è eletto. Non serve nemmeno rispolverare la massima appesa da Franco Servello dietro la sua scrivania: non fare del bene se non sei pronto a subirne le conseguenze».
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