Voci e sospetti ma dal ritardo niente sorprese. E Parolin spera

Tre ore di attesa, il candidato forte non passa al primo voto. Oggi può essere il giorno giusto. Si muovono le cordate alternative

Voci e sospetti ma dal ritardo niente sorprese. E Parolin spera
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Nessuna sorpresa. Un ritardo interminabile che alimenta un turbinio di voci, ma alla fine la prima fumata è nera. Prove e tattiche, come in tutte le votazioni che si rispettino. Non sappiamo, non possiamo sapere come sia andata, possiamo intuirlo. C'è un candidato forte, più forte degli altri, almeno sulla griglia di partenza ed è il segretario di Stato Pietro Parolin. Sulla carta dovrebbe avere fra i quaranta e i cinquanta voti, ma nessuno può dire dove si sia fermato ieri sera il conteggio.

Ma attenzione al fattore tempo. Oggi Parolin potrebbe raggiungere il fatidico quorum, a quota 89, e diventare il successore di Francesco.

Potrebbe. Perché il conclave mette in moto dinamiche che possono buttare all'aria quel che fino a un minuto prima sembrava certo. Dunque, non c'è nemmeno la certezza che il favorito sia uscito allo scoperto. Può essere (vedi altro articolo) che una parte dei consensi sia stata coperta con vari stratagemmi per testare alleanze e fedeltà, pesare la forza reale e la possibilità di sfondamento verso la parte del collegio più titubante.

Oggi però il gioco dovrebbe diventare più chiaro. Il punto è calamitare i consensi che fatalmente all'inizio si dividono fra diversi outsider. Personalità forti che sicuramente hanno raccolto il loro pacchetto di voti nell'urna. I nomi sono sempre gli stessi: Matteo Zuppi, caro ai progressisti, e Pierbattista Pizzaballa, prediletto da una parte importante della curia ma anche sostenuto dal partito trasversale «francescano».

Poi ci sono il francese Jean Marc Aveline e l'ungherese Peter Erdö, che secondo gli schemi di una volta si collocherebbero rispettivamente a sinistra e a destra. Ma è evidente che certe differenze oggi reggono molto meno e i 133 elettori cercano un uomo che sappia coniugare talenti e capacità in un modo quasi miracoloso, ma questo si chiede al nuovo Papa. In corsa c'è il filippino Luis Mario Tagle, la voce dell'Asia che schiera nella Sistina 24 porporati.

Il primo giorno serve di solito per capire i rapporti di forza, qualcuno viene indicato come candidato di bandiera, qualche nome viene fatalmente bruciato. A giocarsela sono anche l'americano Robert Prevost, capace di tessere una rete di relazioni in diverse direzioni, e il maltese Mario Grech.

Si torna dunque al fattore tempo. Oggi Parolin dovrebbe salire, fra la mattina e il pomeriggio, fino a superare il quorum. Naturalmente non si tratta di meccanismi automatici, ma certo chi parte in pole position ha una grande chance per calamitare gli indecisi e riorientare quelli che al primo giro di valzer hanno puntato su un altro profilo.

Si muoveranno? È la domanda cruciale. E non può rimanere senza risposta a lungo. O queste preferenze si indirizzeranno verso Parolin o fatalmente emergerà un'alternativa fra i papabili che per ora si o dietro il Segretario di Stato.

Oggi insomma è ancora il giorno del cardinale vicentino, già domani lo scenario potrebbe mutare e a quel punto sulla cattedra di Pietro potrebbe sedersi un altro.

Equilibri e tensioni. Gli osservatori sostengono che il partito dei «no Parolin» non sia compatto, ma spezzettato, frammentato in almeno quattro o cinque tronconi. Ma lo stallo avrebbe conseguenze decisive: porterebbe la bocciatura di Parolin e l'ascesa di un cardinale cui si riconoscano doti di saggezza e profondità di pensiero.

Non è una novità, perché anche l'ultimo conclave ha seguito, secondo indiscrezioni assai circostanziate, questo copione: Angelo Scola sembrava a un passo dalla meta, poi qualcosa si è inceppato e in breve Bergoglio è diventato Francesco.

Oggi la frattura appare ancora più marcata. E tutto questo può amplificare le oscillazioni nel pendolo del conclave. Ma è un esercizio che si consuma, secondo gli esperti, in fretta. Difficile immaginare una sequenza di fumate nere.

Ancora più complicato pensare che Parolin possa spuntarla dopo lunghe sedute e discussioni. Più facile immaginare che il suo giorno, se così sarà, sia oggi o al massimo domani. Altrimenti arriverà la sorpresa, pescata sempre nella short list dei papabili.

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