Il voltafaccia di Gratteri sul sorteggio al Csm

Spunta un video del 2021 in cui il magistrato lo riteneva "l'ultima speranza". E adesso guida il fronte del No

Il voltafaccia di Gratteri sul sorteggio al Csm
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Si, no, nì. Peccato che al referendum confermativo sulla riforma della giustizia non ci sia questa terza opzione, così Nicola Gratteri (nella foto) saprebbe cosa votare. Già, perché - non è un segreto di Pulcinella - il coraggioso procuratore capo di Napoli è il testimonial scelto dalle toghe per la campagna referendaria contro la riforma. Eppure tutti sanno, e lui in passato non ne ha fatto mistero, che sia stato in qualche modo l'ispiratore di un pezzo della riforma: quella che prevede il sorteggio dei membri del Csm.

Al di là del suo indiscutibile valore come magistrato e del saldo tra inchieste e condanne molto al di sotto di una soglia fisiologica - lo si vede dai risarcimenti monstre per ingiusta detenzione in Calabria - Gratteri ha sempre sostenuto la sua contrarietà alla separazione delle carriere con nettezza ("c'è già, di recente solo lo 0,0036% dei magistrati è diventato pm o viceversa"), è convinto che la riforma serva solo a quei politici "insofferenti ai controlli di legalità" che a suo dire avrebbero creato "un'aria di impunità" attraverso strumenti di garanzia degli indagati che "rallentano indagini e processi", ma ha anche l'onestà intellettuale di ammettere che le degenerazioni correntizie sono il male della magistratura. E come si può risolvere? "L'unica via d'uscita allo strapotere delle correnti è il sorteggio del Csm", aveva detto nel 2021 a un incuriosito Paolo Mieli e a una impassibile Lilli Gruber su La7, come ha ricordato l'altro giorno il presidente delle Camere penali Francesco Petrelli presentando il comitato per il Sì, mostrando il post social che ha diffuso la Fondazione Einaudi, il centro di ricerca che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero politico Liberale costituita nel 1962 da Giovanni Malagodi.

A rafforzare il convincimento di Gratteri che, almeno sul sorteggio, la riforma non dispiaccia a una parte consistente della magistratura il pm in passato ha citato un sondaggio secondo cui il 41% delle toghe sarebbe favorevole.

Certo, il dato risale a qualche anno fa, quando restò in piedi il Csm dimezzato dai magheggi correntizi arbitrati dall'ex presidente dell'Anm Luca Palamara, che allora sul sorteggio avrebbe fatto le barricate e oggi invece ne è un testimonial genuino. "Le correnti non funzionano, lo abbiamo visto quando i componenti dell'organo di autogoverno della magistratura si sarebbero dovuti dimettere per il caso Palamara, almeno per dare l'idea all'opinione pubblica che si voltava pagina e si faceva sul serio. Invece il messaggio è stato quello dell'autoconservazione". D'altronde, senza scomodare Giovanni Falcone e la sua idea di avere "due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera", basti ricordare come ha fatto il Dubbio che l'autore della (incompiuta) riforma della giustizia Giuliano Vassalli era convinto che un processo accusatorio non sarebbe stato realmente tale fino a che le carriere tra requirente e giudicante non fossero separate, ma non riuscì a finire la sua missione. Ammise a un giornalista inglese che la separazione delle carriere venne di fatto ostacolata dalla stessa magistratura e dal suo "potere enorme sul potere legislativo", come ha recentemente sottolineato Vittorio Minervini.

Un potere perpetuato dalle correnti che con il sorteggio avranno vita molto più dura nel decidere a tavolino sentenze e carriere. Ora, siamo sicuri che il procuratore capo di Napoli sia il testimonial ideale contro la riforma della Giustizia? Nì.

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