Voluta dai Conti nell'800, celebrata da Petrarca e usata anche da Mussolini

Massiccia e larga, ma così fragile. Nel XVII secolo fu colpita da due sismi e restaurata

Voluta dai Conti nell'800, celebrata da Petrarca e usata anche da Mussolini
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Massiccia, larga, possente, eppure fragile. Petrarca la definì: "Turris illa toto orbe unica", unica al mondo. Per tragica ironia costruita più o meno sull'area che, in epoca romano repubblicana, era stata il tempio della dea Tellus, divinità che proteggeva dai terremoti e dai crolli.

La Torre dei Conti in Largo Corrado Ricci a Roma, crollata parzialmente ieri mattina, è un classico esempio delle case-torri che caratterizzano molte delle città italiane e anche la capitale. Dimore e fortezze delle famiglie più potenti delle città comunali nella Città dei Papi appartenevano per lo più alle potenti famiglie baronali e alle autorità ecclesiastiche. Nello specifico la Torre dei Conti fu costruita per volere di Pietro dei Conti di Anagni sfruttando i resti di una delle quattro esedre del Tempio della Pace, voluto da Vespasiano nel 71 d.C., un riutilizzo iniziato già nel IX secolo, quando la vita della città di Roma era molto turbolenta e il pericolo saraceno tutt'altro che remoto: nel 846 venne saccheggiata anche San Pietro.

I secoli passarono e l'edificio fu fatto ampliare nel 1203 su disegno dell'architetto Marchionne Aretino. A decidere l'ampliamento fu Papa Innocenzo III, per sottolineare la potenza della sua famiglia, i conti di Segni. La Torre aveva all'epoca un aspetto diverso da quello che conosciamo oggi: fu rivestita con lastre di travertino provenienti dai Fori Imperiali, poi asportate nel tardo Cinquecento in occasione della costruzione di Porta Pia. Nelle intenzioni del Pontefice, la torre doveva avere anche un ruolo anche in ambito pubblico ed ecclesiastico. Un potente dissuasore fortificato per "tutelare" le processioni papali da San Pietro al Laterano.

Era una tipica torre medievale, quindi altissima. Gli attuali 29 (instabili) metri sono soltanto il basamento della struttura che in origine doveva superare i 50-60 metri. A ridurla all'altezza visibile oggi furono i terremoti che l'hanno colpita nel corso della sua storia: in particolare gli eventi sismici del 1630 e 1644. Una veduta xilografica di Giovan Battista Tempesta, "La Torre dei Conti e il suo intorno", risalente al 1593 (nella foto), la mostra ancora enorme mentre svetta sull'isolato circostante.

Alla fine del Seicento, la torre, mutilata, subì un profondo restauro sotto il breve pontificato di Alessandro VIII, e a quell'epoca risalgono i due robusti contrafforti di rinforzo tuttora esistenti. Non servì ad impedire una lenta decadenza, in una città molto cambiata e dove il potere non era più definito da questo tipo di costruzioni ma dalla bellezza dei palazzi barocchi.

Nei secoli successivi la torre, diroccata e abbandonata, fu utilizzata di volta in volta come gigantesco fienile e poi come deposito di carbone. Rimase così inserita nel tessuto di casupole di una città dove il popolo minuto alternava la sua vita tra le botteghe e i molti orti urbani. Giusto per fare un esempio le fonti dell'epoca ci dicono che nel 1605, nell'isolato, esisteva ancora un orto, dato da Lotario Conti in affitto agli ortolani Bernardo e Santo di Firenze. Un contesto di decadenza urbanistica che si rivelava l'ideale per i pittori di rovine. Basti pensare, per citare un italiano, a Giovan Battista Piranesi.

Nella Roma diventata capitale d'Italia gli sventramenti, eseguiti tra la fine dell'Ottocento e gli anni Trenta del Novecento per l'apertura di via Cavour e dell'attuale via dei Fori Imperiali hanno determinato il suo isolamento e la distruzione del

dedalo di viuzze che la circondava. In caso contrario il crollo avrebbe potuto avere esiti ancor più devastanti. Nel 1937 la torre fu donata da Mussolini alla Federazione nazionale arditi d'Italia, che vi rimase fino al 1943.

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