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Il voto di scambio di Renzi Baratta Imu e referendum

Il premier annuncia per il 16 giugno «migliaia di tavolini in tutte le piazze». Ma la festa per l'addio alla tassa sulla prima casa diventerà pretesto per chiedere firme per il Sì alle riforme

N on faremo certo torto a uno dei grandi fondatori di questo giornale, Cesare Zappulli, napoletano di nascita, se ne chiederemo in prestito alcune frasi di un'illuminante cronaca giovanile. «Il municipio è il governo, è lo Stato, è la Provvidenza. Il popolino... e buona parte della borghesia sono grati al sindaco di quello che sta facendo per riassestare e rallegrare la città». Racconto di una memorabile campagna elettorale di Achille Lauro, naturalmente, con i cosiddetti galoppini a distribuire pacchi di pasta, zucchero e farina nei quartieri più poveri. Voto di scambio, seppure alimentare, in epoca di fame nera. Ma fu sicuro che i galoppini andassero oltre, con la metà di una mille lire o la famosa scarpa destra. Rimandando la sinistra, e l'altra metà, al dopo.

La differenza con l'oggi sta soltanto in una circostanza: che Lauro usava soldi propri. E che oggi, tanto il popolino quanto la borghesia (ma chi li distingue?), non si sentano affatto rallegrati dal lavoro del «sindaco». Che poi è quello autonominatosi «d'Italia», il Matteo Renzi che al liceo veniva soprannominato «il Bomba» perché le sparava grosse e che non ha più smesso. Al punto da auspicare che quando plaude alla «rimozione delle ecoballe» - come ieri, in sostegno al governatore campano De Luca - lo voglia fare sul serio. Eco, cioè di casa, secondo l'etimo greco: faccia pulizia, il premier, le ramazzi tutte, e riparta. Ma si sa com'è: quando ci s'infila in quella strada, una balla tira l'altra. Non contento perciò d'aver immischiato direttamente il governo, come mai nessuno ha osato nell'Italia repubblicana, nella riforma del sistema di regole, la Costituzione italiana, il Bomba s'è dovuto tuffare come mai nessuno nella campagna per le Amministrative. Facendolo ancora una volta in modo surrettizio, da ballista: mescolando dati e numeri, referendum e voto cittadino, per finire (ma quando finirà mai?) con una rivendicazione spudorata del «voto di scambio». Io taglio le tasse a te, tu dai firma e voto a me. Cosa che dovrebbe offendere gli italiani per il semplice motivo di considerarli sempre alla stregua di pezzenti incapaci di giudizio (vedi gli 80 euro per ogni voto alle Europee).

Così ieri, nella Enews del premier, ecco la summa del pensiero-Bomba: «Abbiamo superato le 200mila firme e ci stiamo preparando al grande appuntamento del 16 giugno, quando in tutta Italia avremo migliaia di tavolini per festeggiare il mancato pagamento dell'Imu e della Tasi prima casa e le prossime misure del governo; ma i tavolini serviranno anche e soprattutto per coinvolgere i cittadini».

Proveremo, consapevoli che il senso di alcune considerazioni sfuggirà del tutto al nostro caro Bomba, a far emergere l'insostenibile indecenza della proposta. Un titolare di pubblica funzione, rappresentante ufficiale del Paese, mette i piedi nel piatto elettorale e pubblicizza se stesso, e il proprio governo, su tavolini in piazza come neppure nei regimi dittatoriali usa più. Il tutto accadrà il 16 giugno, vale a dire il giovedì precedente i ballottaggi per le Amministrative nei quali saranno presumibilmente impegnati candidati del Pd. Proponendo ai cittadini di festeggiare la scomparsa di alcune tasse per raccoglierne, in cambio, firme giubilanti per un «Sì» alle riforme.

Raccolta pleonastica anch'essa, non contemplata dalla Carta appunto per il «peso» improprio in un referendum confirmativo. Che dire di tante «sgrammaticature» istituzionali e politiche? Che questa è la nuova frontiera della comunicazione, o del voto di scambio? Che se questa è Provvidenza, neppure ci rallegra?

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