Xi torna sulla scena mondiale (e andrà all'incasso con Putin)

Prima missione dopo due anni per il leader cinese: oggi incontra lo Zar. Che deve dimostrare di non essere isolato

Xi torna sulla scena mondiale (e andrà all'incasso con Putin)

«Un viaggio storico», lo ha definito con un commento di parte il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, il prescelto per aprire la visita. E in effetti la tre giorni di Xi Jinping cominciata ieri in Kazakistan, prima tappa all'estero del presidente cinese da quando è esplosa la pandemia di Covid, ha un valore che va ben oltre il ritorno alla normalità diplomatica del leader di Pechino, evento che non accadeva da circa tre anni, da quell'emblematico gennaio 2020 in cui si scoprì del coronavirus. Dopo la visita al Paese dal quale Xi nel 2013 lanciò l'iniziativa della «Via della Seta», gli occhi del mondo sono tutti puntati sull'incontro che si terrà oggi tra Xi e Vladimir Putin, a Samarcanda, in Uzbekistan, a margine dello Sco, il vertice dei leader dei Paesi della Shanghai Cooperation Organization. È il primo faccia a faccia tra il leader cinese e russo dall'invasione dell'Ucraina lanciata il 24 febbraio dal Cremlino. Ed è il secondo da inizio anno, quando appena tre settimane prima dell'attacco, i due leader parlarono di una rinnovata «amicizia senza limiti» a margine delle Olimpiadi di Pechino.

Sono passati più di sei mesi. Il mondo è cambiato, con Mosca sempre più bellicosa e aggressiva, ma sempre più bisognosa del sostegno cinese. Quanto cambieranno in futuro gli equilibri tra le due potenze lo si vedrà in queste ore, al netto della rispettiva propaganda e dei silenzi della Cina, che fin qui non si è mai sbilanciata, ma non ha mai condannato apertamente la Russia e ha continuato a lanciare le sue accuse all'Occidente, nel nome di una «neutralità amichevole».

Le circostanze, tuttavia, si sono parecchio modificate da quando Putin pensava di farcela in pochi giorni a rovesciare Volodymyr Zelensky a febbraio. La controffensiva ucraina, sostenuta dagli aiuti economici e militari dell'Occidente, sta dando i suoi frutti. Mosca è in difficoltà, reduce da una settimana nera sul campo, e ha un disperato bisogno dell'appoggio cinese, economico in primis. Non a caso il commercio fra i due Paesi si è impennato quest'anno e la scorsa settimana Pechino ha iniziato a pagare il gas russo in yuan e rubli. La Russia avrebbe anche necessità dell'appoggio militare di Pechino - ma fornirlo ufficialmente sarebbe il disastro economico per l'economia cinese in caso di sanzioni - e Zar Vlad spera soprattutto che la «Xidiplomacy» lavori in suo favore. L'incontro è l'occasione per il leader del Cremlino di mostrare che l'asse con Pechino è ancora molto solido, che Mosca non è isolata. Xi, in realtà, punta a trasformare la Russia in un Paese satellite e a contenere le conseguenze economiche delle sue mosse.

La sostanza, però, a giudicare da alcuni segnali chiari, non cambia. La scorsa settimana, Li Zhanshu, numero tre nella gerarchia cinese per il suo ruolo di presidente del comitato permanente del Congresso nazionale del popolo della Cina, ha incontrato a Mosca il presidente della Duma e altri deputati russi. Le sue parole di appoggio a Mosca non sono apparse nella versione dell'incontro offerta da Pechino. «La Cina comprende e sostiene la Russia su questioni che rappresentano i suoi interessi vitali, in particolare sulla situazione in Ucraina ... Vediamo che gli Usa e i suoi alleati Nato stanno espandendo la loro presenza vicino ai confini russi, minacciando gravemente la sicurezza nazionale e la vita dei cittadini russi». Si era pensato a un ennesimo tentativo di propaganda del Cremlino. Ma ieri la conferma che quelle parole sono state pronunciate davvero è arrivata tramite un video di due minuti diffuso sui social media.

«Sulla questione ucraina, vediamo come hanno messo la Russia in una situazione impossibile - ha detto effettivamente Li - La Russia ha fatto una scelta importante e ha risposto con fermezza». La Cina non gradisce l'instabilità creata dalla guerra. Ma sembra non ha avere alcuna intenzione di abbandonare Mosca.

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