Guerra in Ucraina

Zar inaffidabile, inutile trattare

Putin continua sereno a trattare i suoi interlocutori come fessi patentati

Zar inaffidabile, inutile trattare

La domanda perfettamente ovvia secondo la nostra logica che sorge spontanea dopo l'attacco missilistico russo al porto di Odessa è: che senso ha? Quale può essere il significato di colpire proprio i depositi pieni del grano ucraino destinato all'esportazione se nemmeno ventiquattr'ore prima la Russia aveva firmato solennemente un'intesa con Kiev, avallata in pompa magna dalla Turchia di Erdogan, per rendere possibile quell'esportazione?

La nostra logica dice: tutto questo non ha senso. Un accordo si firma per rispettarlo, e chi non lo rispetta danneggia in primo luogo se stesso, perché dopo la sua parola non avrà più alcun valore. Ma la logica russa dice un'altra cosa: il nostro obiettivo non è ottenere risultati attraverso la diplomazia, ma attraverso la forza. Mosca non vuole mai convincere, ma prevalere. Con questo gesto sfrontato fa capire due cose: la prima è che non ha alcuna intenzione di rispettare l'Ucraina come interlocutore, che la disprezza e che considera la sua legittima leadership uno zero; la seconda è che ha ormai varcato una linea rossa, che si è bruciata tutti i ponti alle spalle: non ce ne importa nulla della nostra credibilità, dice Putin, andremo avanti fino in fondo a cambiare confini e a costringere i più deboli a subire la legge del più forte. E al diavolo Erdogan, l'Onu, tutti quanti.

I turchi ci sono rimasti malissimo. Erdogan ha puntato fortissimo su questa intesa, e ieri Ankara si è detta perplessa e preoccupata. Alle nostre latitudini, naturalmente, il disorientamento è massimo: si fa fatica ad accettare che le cose stiano brutalmente così. Sentiamo il bisogno di credere che con Putin si possa trattare (alcuni dicono addirittura che si debba), che gli impegni che il dittatore russo prenderà saranno rispettati. Troppo facilmente ci dimentichiamo la sfrontatezza con cui è abituato a mentire e in particolare quante menzogne abbia raccontato prima di scatenare la sua aggressione all'Ucraina, e anche durante. Ricordate? In gennaio e febbraio non c'era alcuna guerra in preparazione ma solo delle normali e lecitissime esercitazioni militari, in seguito alla Russia interessava solo «liberare» Donetsk e Lugansk, per non parlare della più spudorata di tutte, quel «noi non colpiamo mai obiettivi civili» che centinaia di edifici residenziali distrutti a cannonate nelle città ucraine sono lì a smentire.

Ma Putin continua sereno a trattare i suoi interlocutori come fessi patentati: ieri, ad esempio, da Mosca hanno negato che i missili piovuti su Odessa fossero russi. L'erede degli zar ci vuol far credere una volta di più che gli ucraini si bombardino da soli per rovinargli l'immacolata immagine: troverà sempre qualcuno disposto a credergli. Del resto, ha ben chiaro che della sua disonestà intellettuale in Occidente saremo in tanti a dimenticarci volentieri nel momento in cui riterremo che ci convenga ricominciare a fare affari con lui e a farci vendere il suo gas e il suo petrolio.

Per fortuna, gli apoti di prezzoliniana memoria (quelli che non la bevono) dalle nostre parti esistono ancora.

E da questo episodio solo apparentemente incredibile trarranno la giusta lezione: trattare con Putin non è sbagliato, è inutile.

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