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La zavorra inutile dell'ideologia

Nessuno possiede la formula magica per governare i flussi migratori. Per questo l'immigrazione dovrebbe essere un tema meno politicizzato e ideologizzato possibile

La zavorra inutile dell'ideologia

Nessuno possiede la formula magica per governare i flussi migratori. Per questo l'immigrazione dovrebbe essere un tema meno politicizzato e ideologizzato possibile, e le soluzioni dovrebbero essere, come si diceva un tempo, bipartisan. Questo nel mondo ideale. In quello reale, invece, il discorso sulla immigrazione è uno più divisivi, usato come una scimitarra per demonizzare l'avversario politico, tanto a destra quanto a sinistra. Con una differenza. Che non necessariamente la destra, o meglio i conservatori, debbono essere contrari alle frontiere aperte.

In Usa ad esempio Reagan e Bush favorirono l'immigrazione, e a porre la prima pietra del muro con il Messico fu il democratico Clinton. Al contrario, la sinistra di oggi, almeno quella italiana, soprattutto quando si trova all'opposizione, fa della immigrazione un vero dispositivo ideologico, la diga, o se si vuole la frontiera, per definire amici e nemici, buoni e cattivi. Siete convinti che in Italia debbano poter entrare tutti coloro che sbarcano, e tutti debbano sbarcare? Sarete inseriti nel campo degli amici e dei buoni. Sostenete invece che l'immigrazione debba essere regolata, con controllo dei flussi, in base anche alle esigenze del mondo del lavoro, perché poi gli immigrati diventino nuovi italiani? Eccovi proiettati nel mondo dei cattivi, con una gradazione che va da insensibile a demoniaco fino a razzista. C'è molto di strumentale in questa retorica della sinistra, e anche di ipocrita. Tutti sanno infatti che degli immigrati che arrivano qui, in larga parte si trasferiscono in altri paesi: i progressisti insomma sono umanitari con il welfare degli altri. E abbonda, questo discorso, di mala fede: perché poi, quando la sinistra era al governo, almeno con Renzi e con Gentiloni, le frontiere sono state controllate, eccome. E per fortuna.

Oltre la strumentalità, nell'immaginario della sinistra sulla immigrazione vi sono però anche elementi genuini. Ci credono, come si crede alle ideologie, che altro non sono che religioni secolarizzate. L'immigrato, nella cultura politica progressista, ha preso il posto di quella che, per un secolo e mezzo, era la figura centrale della sinistra: l'operaio. Che nel socialismo e nel comunismo marxista, doveva rivoluzionare la triste società borghese. Ora però, e in realtà da decenni, gli operai si sono integrati: sarà compito allora degli immigrati, nuovi sfruttati della terra, cambiare radicalmente la società per renderla più egualitaria, Quando l'allora presidente della Camera, Boldrini, disse che gli immigrati andrebbero fatti entrare tutti, perché ci rendono migliori, era esattamente questo.

Solo che con l'ideologia della immigrazione, l'immigrazione non si governa.

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