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Pompei, scavi in offerta a chi paga di più

L’assessore al Turismo campano, Velardi: "Per far cassa noleggerò il sito archeologico a grandi aziende e produzioni cinematografiche". Favorevole: Bonito Olivo. Contrario: Toscani

Pompei, scavi in offerta a chi paga di più

Totò vendeva la Fontana di Trevi, Claudio affitta gli scavi di Pompei. Chi è «Claudio»? A Napoli lo sanno tutti. È qui infatti che Claudio Velardi, assessore regionale al Turismo, ha aperto una specie di «Factory» alla Andy Warhol, fucina di comunicazione alternativa per aiutare la Campania a rilanciarsi nel mondo. È da questi uffici «pop» che ad esempio sono usciti i manifesti artistici con lo slogan «Monnezza a chi?» pubblicati sui maggiori quotidiani italiani; idem per il video promozionale dove una giovane turista tedesca va a zonzo per i quartieri partenopei trovandoli più lindi di un’aiuola svizzera.
Ora il vulcanico (Vesuvio docet) Velardi è pronto per l’ennesima eruzione creativa. Stufo di essere criticato dalla stampa italiana, l’assessore al Turismo della Campania ha cercato conforto nel settimanale Newsweek al quale ha rivelato il suo nuovo progetto: «affittare» gli scavi di Pompei per rimpinguare le casse locali. Velardi ha intenzione di usare l'area archeologica per ospitare eventi o come location per set cinematografici.

«Agli italiani l'idea non piace perché è troppo americana», dichiara l’assessore al giornale statunitense. Insomma, il nostro Paese sarebbe troppo provinciale per comprendere il Velardi-pensiero. Facciamo quindi uno sforzo e cerchiamo di seguirlo nel suo piano d’avanguardia: «La mia idea è molto precisa. Programmando il numero di visitatori potremmo in primo luogo far sì che ogni visitatore abbia una esperienza migliore. Ma potremmo anche aumentare le entrate offrendo a qualcuno come Google o Microsoft l'opportunità di usare il sito per un evento privato». Velardi non si perde in chiacchiere e punta al sodo: «Ho già discusso con entrambe le major della tecnologia sulla possibilità di affittare Pompei per eventi sponsorizzati o privati. Parlerò anche con Pixar e Warner Bros per affittare loro le rovine come set cinematografico». Velardi, in versione «agenzia immobiliare», è superattivo: «Ho una lunga lista di altre multinazionali che potrebbero essere interessate e capaci di permettersi un affitto astronomico». Come dire, Pompei non sarà certo «locata» con l’equo canone. Sul rischio che l’operazione possa arrecare danni al patrimonio monumentale, Velardi offre ampie garanzie: «I gruppi privati che si propongono quali “affittuari” verranno sottoposti ad una rigida selezione, garantendo il loro impegno nel contributo ad opere a favore del sito, come il restauro o infrastrutture di base (illuminazione e punti di ristoro)». Qualcuno - pensando al parco Disney made in Usa - l’ha già ribattezzato progetto-Pompeyland.

«Non è affatto un’idea scandalosa – insiste Velardi –, del resto è ciò che già si fa con il MoMA, il Prado e il Louvre». A sostegno del progetto di Velardi interviene anche il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo, disperatamente alla caccia dei 250 milioni di euro necessari per restaurare gli scavi pompeiani. Il Newsweek conclude l’intervista riportando un episodio: «Alcune parti degli scavi, in primis la Palestra Grande, hanno già fatto da scenografia ad eventi privati come, recentemente, un ricco banchetto pre-elettorale in onore di un candidato locale».


Roba di cui vergognarsi, altro che reclamizzarla su Newsweek.

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