Economia

Popolare Intra, stop dal tribunale

da Milano

Cade un’altra tegola sulla Banca Popolare di Intra. Il tribunale di Milano ha, infatti, respinto, giudicandola «non congrua», la proposta di transazione da 50 milioni avanzata dal gruppo piemontese per chiudere la vicenda del fallimento Finpart. Intra ha fatto però sapere che non modificherà la propria offerta e che il consiglio di amministrazione, in programma domani, esaminerà il decreto confidando di fare valere le proprie ragione nelle sedi opportune.
La decisione del tribunale complica in ogni caso la ricerca di un socio forte da parte di Intra, che è da mesi anche sotto la lente di Bankitalia. A parte un eventuale commissariamento, le banche rimaste in gara per assorbire Intra appaiono infatti intenzionate ad aspettare la soluzione del nodo Finpart prima di presentare un’offerta vincolante. La chiusura della partita, seguita da Mediobanca nella veste di advisor, è già stata sostanzialmente rimandata a settembre e potrebbe scivolare ulteriormente in attesa della semestrale. Il 29 luglio i soci dovranno invece rinnovare il cda dopo gli interventi della magistratura. Al termine della prima fase della gara Popolare di Vicenza appariva in vantaggio, a questo punto però Gianni Zonin potrebbe rivedere i valori della propria offerta aumentando così le chance del Credito Valtellinese (in corsa anche Bpvn e Veneto Banca).
Tornando a Finpart, giudicando «non congrua» l’offerta avanzata da Intra, il tribunale ha accolto il parere del pubblico ministero Luigi Orsi malgrado sia la curatela fallimentare che i creditori avessero espresso parere favorevole. In particolare,il tribunale avrebbe individuato tre aree di criticità nella proposta della popolare. In primo luogo ci sarebbe non proporzionalità fra quanto offerto (50 milioni) e la somma che la curatela fallimentare potrebbe ottenere da una normale istanza risarcimento (circa 300 milioni). Inoltre la banca, nella proposta di transazione, ha chiesto di essere ammessa alla ripartizione dell’attivo recuperando almeno un terzo di ciò che residua.

Infine i giudici avrebbero espresso perplessità sulla volontà dell’istituto di non rinunciare a un pegno costituito su Immobiliare 2000, società distratta dalla Finpart.

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