Anche alcuni detenuti del carcere genovese di Marassi, inseriti in un programma di recupero e di reinserimento sociale, parteciparono ai lavori di ristrutturazione in una delle ville degli stilisti Dolce e Gabbana sul promontorio di Portofino. Il particolare curioso è emerso ieri mattina durante la prima udienza del processo per abuso edilizio contro Domenico Dolce e il suo capocantiere Girolamo Viacava. I due furono denunciati a marzo 2005 dai carabinieri del più esclusivo borgo della Liguria per aver fatto costruire a Villa Vigna una baracca di cantiere più ampia del previsto e a Villa Bianca la base di cemento per una piscina, entrambi non autorizzati.
L'udienza si è chiusa con il rinvio dell'esame dell'imputato e della discussione a 3 luglio. I capi d'imputazione sono stati discussi davanti al giudice Roberto Carta del tribunale di Chiavari, dal pm Alberto Caselli e dagli avvocati difensori, il genovese Pasquale Tonani e Giovanni Gerbi (ieri assente) che hanno ascoltato alcuni testimoni. In base alle dichiarazioni rilasciate dai testi, risulta inoltre che il primo sopralluogo dei carabinieri di Portofino nella proprietà di Domenico Dolce venne fatto in seguito a un esposto di Roberto D'Alessandro, ex sindaco di Portofino e ora all'opposizione, che a febbraio 2005 si recò personalmente alla stazione dei carabinieri, per denunciare gli abusi nelle ville del promontorio.
Nel caso specifico, allo stilista vennero contestati l'ampliamento della baracca di cantiere che invece di misurare 31,50 metri quadrati, era di 57 metri e mezzo e il basamento in cemento per appoggiare una piscina, anch'esso costruito senza alcun tipo di autorizzazione e successivamente demolito.
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