La posizione del premier e il referendum sulla procreazione

Ho apprezzato l’analisi del voto per le elezioni regionali condotta sulle pagine del Giornale da Massimo Tedori, che spiegava il cedimento di Forza italia con la fuga dal voto di quell’elettorato laico, liberale e riformista, che aveva condiviso il sogno del premier di cambiamento strutturale del Paese ed era rimasto profondamente deluso dalla timidezza dell’azione di governo. Adesso nutro il timore che Berlusconi, imitando Francesco Rutelli, voglia sciogliere a pochi giorni dal referendum il riserbo sulla scelta che effettuerà e compiacere appieno le gerarchie ecclesiastiche, compiendo così un altro passo sulla strada che lo allontana dal predetto elettorato.


Consideri il premier che il referendum, in virtù dello scontro ideologico in atto, non ha più ad oggetto soltanto “un ricciolo di materia”, ma la capacità della nostra classe politica di attestarsi a difesa del fondamentale principio della distinzione tra morale cattolica e azione dello Stato. Sarebbe cosa veramente ironica e ingiusta che Prodi e Rosy Bindi rimanessero gli unici alfieri della difesa della vita e, insieme, della laicità dello Stato.

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