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Prandelli per cominciare dà un 10 a Cassano

La maglia numero dieci a Cassano, il trio delle meraviglie (con Balotelli e Amauri) subito in campo, De Rossi unico reduce della serata magica di Berlino e tre soli titolari del Sudafrica. Parte da Londra la rivoluzione azzurra targata Cesare Prandelli. Si torna nella capitale inglese (grazie all’organizzazione del manager Stefano Pucci che ha trovato anche l’avversaria, la Costa d’Avorio, la partita frutterà alla Figc oltre 500mila euro), ma non all’Emirates dove 18 mesi fa l’Italia subì una sonora lezione dal Brasile, bensì ad Upton Park, la casa del West Ham.
Il tempo stringe, tra 24 giorni l’Estonia sarà il primo test con punti in palio. «Oltre alla voglia di osare senza aver paura di sbagliare, mi piacerebbe vedere generosità, ordine ed equilibrio tattico, solo se saremo corti e compatti potremo sorreggere quel tridente - il messaggio del ct -. Perché il risultato è importante, ma è pur sempre un’amichevole anche se vogliamo partire bene». Prandelli, che sembra aver superato l’emozione («ma a pensare che canterò l’inno mi viene già l’ansia...») è chiamato a riavvicinare la nazionale ai tifosi italiani, molti dei quali in ferie. «Se già riuscissimo a fare accendere la tv a un po’ di gente, sarebbe un piccolo passo», ha sottolineato, chiedendo comunque pazienza.
Intanto servirà sul piatto l’Italia di Cassano, il nome più invocato dalla piazza prima della sciagurata trasferta sudafricana. È stato il barese a chiedere ai compagni quel 10 che sa d’investitura, già ricevuta da Prandelli nei primi vagiti a Coverciano della sua Nazionale. «Il 10 per i tifosi è suggestione, sinonimo di fantasia: i numeri li hanno scelti i giocatori, così si crea spirito di gruppo, ma Cassano è assolutamente adatto a quel profilo - la convinzione di Prandelli -. Negli ultimi anni, è il giocatore italiano che ha fornito più assist, oltre ai gol». Cassano, in azzurro, non era mai riuscito a vestire quella maglia nè agli Europei del 2004 con il Trap (l’aveva Totti) nè quattro anni dopo con Donadoni (era sulle spalle di De Rossi).
Simbolica anche la scelta del 9 a Balotelli, sul quale Prandelli ha nutrito qualche dubbio subito fugato: giocherà lui dall’inizio, per essere poi alternato a Quagliarella, l’unica conferma dell’attacco mondiale. E vista l’intesa naturale con Fantantonio, Prandelli potrebbe anche decidere di non cedere - come previsto - Supermario all’Under, per le due partite di settembre: «Ne parlerò con Casiraghi e la federazione. Cassano e Balotelli si intendono già bene ed è naturale per giocatori di talento. Sarei soddisfatto se domani (oggi, ndr) riproponessero qualche giocata, è quel che dobbiamo cercare, ancor prima del risultato. Di più è difficile chiedere».
L’unico dubbio di Prandelli è legato al portiere: l’infortunio di Marchetti ha creato il ballottaggio tra Sirigu (escluso da Lippi dopo il ritiro premondiale al Sestriere) e il nuovo arrivato Viviano. Alla fine verrà scelto il primo, ma solo per una questione di «anzianità» nella truppa. E a proposito di anziani, stasera Daniele De Rossi giocherà la partita numero 58 in azzurro (eguagliato il compagno di squadra Totti) con la fascia di capitano, ereditata da Cannavaro insieme al numero 5, quello di Falcao inseguito vanamente anche nella Roma. «Il 10 a Cassano? Incarna quello che il numero rappresenta, lo può portare tranquillamente. Con lui ho avuto qualche problema in passato, ma li abbiamo chiariti e io non sono un rancoroso. Balotelli non lo conoscevo di persona ma mi ha impressionato». Il romanista regala la ricetta per cancellare il Sudafrica: «Dall’ultimo Mondiale dobbiamo portarci dietro le qualità di alcuni elementi e capire cosa invece abbiamo perso rispetto alla mentalità che ci permise di vincere in Germania». Infine un messaggio chiaro sui naturalizzati: «L’evoluzione del calcio porta verso gli oriundi, certi paletti deve metterli eventualmente il mister, non la Lega Nord che due mesi fa non era interessata ai nostri risultati, ma a quelli dei nostri avversari...».
Una curiosità: anche sulla panchina della Costa d’Avorio c’è un ct esordiente.

Si tratta di François Zahoui, 48 anni, primo africano in Italia dalla riapertura delle frontiere, oggetto misterioso dell’Ascoli fra il 1981 e il 1983, riuscì poi a costruirsi una discreta carriera in Francia (Nancy e Tolone) per tentare adesso anche l’avventura in panchina. Sarà lui, insieme al francese Gili, a gestire l’eredità lasciata da Sven Goran Eriksson.

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