LA PRECISAZIONE

Egregio Direttore,
evocata dall’abile Gatti, ecco l’inevitabile e «pronta replica» dell’ufficio stampa delle Ferrovie sui due articoli del Suo giornale, firmati da Marcello Zacché e, appunto, da Cristiano Gatti. Il primo dei due pezzi dedica una analisi ai conti delle FS relativamente alla gestione 2006. Ricordando ai lettori che l’attuale vertice è stato nominato solo nel settembre di quell’anno, vale intanto la pena di sottolineare come il 2006 si concluse con una perdita di 2,119 miliardi di euro e un Mol negativo per 650 milioni, mentre il 2007 dovrebbe chiudersi con una perdita di circa 400 milioni e un Mol addirittura positivo per 250 milioni.
Marcello Zacché sostiene che le FS sono «costate allo Stato italiano 19,3 miliardi di euro»: in questa cifra l’autore include in modo improprio i soldi con i quali Stato e Regioni si assicurano presso le FS il cosiddetto «servizio universale». Attraverso appositi contratti lo Stato garantisce ai cittadini un servizio (ferrovie, ma non solo: acqua, energia, ecc.) ad un costo molto basso, ben inferiore ai costi sostenuti da chi lo eroga.
Nel suo articolo Zacché somma questa spesa con i soldi erogati dallo Stato a FS per opere infrastrutturali e con il debito contratto con Infrastrutture SpA per realizzare la rete ad Alta Velocità, che è stato poi trasferito nel bilancio dello Stato l’anno scorso, a seguito di una decisione di Eurostat. È evidente che sommare queste tre poste ha tutta l’aria di una operazione un po’ forzata. Passando poi ai chilometri di rete entrati in esercizio nel 2006, questi sono stati 108 e non 35 per quanto concerne la rete alta velocità, cui si aggiungono 42 chilometri entrati in esercizio sulla rete «convenzionale» e 67 chilometri di raddoppi (quasi più importanti e complicati da realizzare di una nuova linea). A fine 2006, inoltre, i chilometri di rete attrezzati con le tecnologie di sicurezza di ultima generazione erano 6.282 (si legga il bilancio ufficiale del Gruppo): oggi la quasi totalità.
Infine, l’articolo scritto da Cristiano Gatti utilizzando ahimè molti «luoghi comuni», come confessa lo stesso autore. Gatti costruisce un classico pezzo «a tema», per mostrare lo «sfascio in carrozza». Per farlo, utilizza per la verità immagini un po’ troppo cariche per apparire verosimili (ad esempio: la «domanda irrisolta» sulla lattina «fornita» dai costruttori che rotola avanti e indietro nelle carrozze: forse ci dovrebbe essere un limite anche all’uso dei paradossi).
A proposito di quella che lui definisce la «novità più moderna, la cimice», Gatti ha certamente «molto viaggiato», ma trascura di considerare alcuni elementi. I treni che circolano ogni giorno sono circa settemila e rispetto alle milioni (sottolineo: milioni) di carrozze che circolano ogni anno, i casi denunciati e rilevati sono oggettivamente una percentuale con una lunghissima serie di zeri davanti. E ciò nonostante i convogli e gli ambienti ferroviari siano tra i più esposti.
È certamente giusto parlare dei ritardi, ma forse andrebbe visto il sistema dei trasporti nel suo complesso. Anche nelle altre modalità si registrano frequenti ritardi: nel trasporto aereo o addirittura in quello automobilistico, dove fare previsione di orari è diventato un puro esercizio teorico. È forse opportuno ammettere allora che, nel settore infrastrutturale, il Paese sconta ritardi di decenni, non di anni, ritardi che le Fs, per parte loro, stanno cercando di colmare proprio attraverso quegli investimenti «presi di mira» da Zacché.
E, infine, una curiosità: ma quanto tempo fa Gatti ha «molto viaggiato»? Come ha fatto a ritrovare «cicche ovunque», finanche «sui poggiatesta»? Certo Gatti non ignora che, ormai da diversi anni, sui treni è severamente proibito fumare (e, ora, anche nelle stazioni).
Direttore Centrale Relazioni con i Media
Ferrovie dello Stato
Per quanto riguarda la parte «economica», registriamo che la pronta replica delle Ferrovie dello Stato non mette in discussione nemmeno una virgola del contenuto e della sostanza dell’articolo in questione. Comunque, valga solo il caso di sottolineare che le cifre sono cifre: c’è poco da interpretare. La possiamo girare come si vuole, ma che le Fs, nel 2006, siano costate alle casse pubbliche 19,3 miliardi è un fatto, non un’«interpretazione». Va infine ricordato che per tutti i dati riportati nell’articolo la fonte è l’autorevole e mai smentito ufficio studi di Mediobanca.
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Lo confesso: mi sono sognato tutto. Ma è facile smascherarmi. In realtà tutti quanti sanno che i treni italiani sono sempre puntualissimi, non si fermano mai in mezzo ai campi o sotto le gallerie, non ospitano cimici, non hanno mai avuto sul pavimento lattine rotolanti, non sono riverniciati dai dementi allo spray, sono freschissimi d'estate e dolcemente tiepidi d'inverno. Chiedo scusa, sono solo un bieco diffamatore.
P.

S: riconosco persino che è impossibile appiccicare un mozzicone di sigaretta al poggiatesta. Infatti per cicche intendo quelle che si masticano. Con quelle è molto più facile. E purtroppo non c'è alcuna legge che le abbia mai vietate. Almeno sui treni.
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