Cronaca locale

Da Pregliasco a Galli gli scienziati sul Covid: "No caccia alle streghe"

Medici e virologi difendono la Regione. Fontana ricorda: "Comandava lo Stato"

Da Pregliasco a Galli gli scienziati sul Covid: "No caccia alle streghe"

Il giorno dopo la notizia dell'inchiesta bergamasca sull'emergenza Covid, che li coinvolge insieme a esponenti dell'ex governo Conte, Attilio Fontana e Giulio Gallera ribadiscono la convinzione di aver fatto il possibile per arginare il disastro del 2020. «Vergognoso - denuncia il governatore - che una persona che è stata sentita all'inizio dell'indagine come persona a conoscenza dei fatti, come testimone, scopra dai giornali di essere invece trasformato in indagato». L'ex assessore regionale al Welfare si dice «sereno» e aggiunge: «Garantirò, come ho sempre fatto, la massima collaborazione alla magistratura».

L'attacco politico arriva dall'eurodeputato del Pd Pierfrancesco Majorino: «Fontana non si autoassolva. Al di là del merito dell'inchiesta di cui seguiremo gli sviluppi la sua gestione del Covid è stata continuamente e pericolosamente pasticciata». E Letizia Moratti, che subentrò a Gallera: «Al di là degli aspetti giudiziari, tutti gli osservatori concordano nel giudicare carente il livello di preparazione che ha mostrato nel 2020 il sistema sanitario regionale nel contrasto al Covid». Luigi Cajazzo, all'epoca dg del Welfare, anche lui destinatario dell'avviso di chiusura delle indagini, conferma all'Adnkronos Salute di aver detto ai pm che lui la zona rossa per Alzano e Nembro la voleva. Ancora Gallera: «Abbiamo affrontato il Covid a mani nude e sulla base delle pochissime informazioni delle quali potevamo disporre abbiamo messo in campo le decisioni più opportune». Fontana ribadisce a Radio Anch'io: «Quando si tratta di un'emergenza pandemica la competenza è esclusiva dello Stato secondo la Costituzione, non secondo me. La stessa ministra Lamorgese aveva mandato una direttiva dicendo guai a voi se vorrete sovrapporvi con iniziative relative alle cosiddette chiusure delle zone rosse perché questa è una competenza esclusiva dello Stato». E «il ministro Boccia in quei giorni disse una frase famosa, in questi casi addirittura non interviene lo Stato, lo Stato comanda».

Anche gli scienziati intervengono sulla questione. Per Fabrizio Pregliasco le novità giudiziarie rischiano di «accendere di nuovo tifoserie» e di diventare «una rincorsa a puntare il dito contro chi eventualmente ha sbagliato». Spiega: «La situazione in cui ci siamo trovati» in Lombardia, nelle prime settimane del Covid, «era veramente oltre misura». Poi ricorda: «Nel mio piccolo sono stato parte di questa attività, della difficoltà di prendere delle decisioni in quei momenti. Perché chi fa sbaglia e, come sempre, a posteriori è facile dire che si sarebbe potuto o dovuto agire altrimenti». Così Massimo Galli: «L'Italia si è trovata davanti a difficoltà strutturali che il nostro Paese ha dovuto affrontare con un evento eccezionale come la pandemia. È molto evidente che non fosse definito chi dovesse e potesse fare e cosa fare, ci sono stati contrasti dal punto di vista della gestione diretta dei problemi che sono emersi in continuazione». E Maria Rita Gismondo: in Lombardia «siamo stati gestiti dal ministero della Salute, come è giusto che sia, che a sua volta si è appoggiato a dei tecnici, all'Istituto superiore di sanità». Quindi: «Dal punto di vista locale e regionale, per quello che ho vissuto in quei giorni, ritengo che le decisioni prese siano state una conseguenza delle decisioni e dei pareri centrali.

Sarei molto cauta nell'attribuire responsabilità al presidente Fontana e all'allora assessore» Gallera.

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