da Roma
La grande paura è passata, e a sera la sinistra antagonista dellUnione può tirare un sospiro di sollievo, allunisono con Romano Prodi. Che si complimenta per la manifestazione «ordinata e corretta», comera negli auspici «di tutta la maggioranza», quella che era in piazza e quella contraria alla piazza. E avverte che «il governo continuerà a dire i suoi sì e i suoi no in coerenza con il programma».
A Vicenza tutto è filato liscio. E daltronde mai come questa volta limpegno dei partiti promotori e del sindacato è stato così spasmodico per evitare ogni incidente: Rifondazione e Cgil si sentivano nel mirino, e ce lhanno messa tutta per non lasciare niente al caso, per impedire anche una sola bandiera bruciata, un solo pretesto che desse ragione a chi prevedeva il peggio. Un peggio temutissimo, a sinistra come a Palazzo Chigi: perché «se a Vicenza andava male, il governo cadeva», dicono gli uomini di Giordano e Bertinotti ora che si sono tolti il macigno dal cuore.
Invece adesso tutto è più facile: il voto del 21 febbraio al Senato sulla politica estera è molto meno a rischio, lasse con il premier (che si è preso il rischio di benedire la manifestazione, pur «non condividendone» i contenuti, e di legittimare la partecipazione dei partiti alleati) si rinsalda, e dal pacifico corteo vicentino «noi usciamo rafforzati, e il polo centrista che ci voleva mettere allangolo esce indebolito». E infatti sono in molti, alla fine, a godersi la propria rivincita contro quelli che Oliviero Diliberto chiama «gli uccelli del malaugurio». Certo, il segretario del Pdci se la prende pubblicamente con i «veleni sparsi dalla destra», ma è chiaro che il suo vero obiettivo è quella «destra» dellUnione, incarnata da Giuliano Amato o Francesco Rutelli, che nei sospetti dellala radicale soffiava sul fuoco del «pericolo eversivo» proprio per «mettere allangolo» loro. Anche il capogruppo Prc Gennaro Migliore si toglie il sassolino dalla scarpa: «Quelli che avevano minacciato tempesta si ritrovano con un pugno di mosche». E il sottosegretario Paolo Cento, rimasto a casa dopo lappello di Prodi ai membri del governo, tira in ballo esplicitamente Amato: «Se cè uno sconfitto oggi è lui, ha sbagliato ad andare in Parlamento a mettere insieme cose che non centravano nulla, gli arresti dei br e un corteo pacifista».
Rifondazione ha anche un altro, segreto motivo di sollievo: le temute contestazioni ai suoi esponenti da parte della piazza anti-governo non ci sono state. E questo, spiegano, «toglie forza ai dissidenti sullAfghanistan e alla loro anima nera, il leader Fiom Cremaschi». Certo il voto sulla missione resta unincognita spinosa, per le pressioni Usa per rafforzare limpegno militare e lo spauracchio di una nuova offensiva bellica anti-taliban.
Ma ora sarà un po più facile lavorare per recuperare i contrari. Certo, come spiega Migliore, ci si aspetta qualche segnale dal governo, quando mercoledì il ministro degli Esteri parlerà al Senato: «E DAlema è un uomo molto intelligente...».
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