La notizia è di quelle che dovrebbero fare scalpore. La stagione 2009/10 del Ringhiera, un luogo di punta della scena off milanese, comprende una rassegna di teatro dialettale. «Laggettivo giusto non è dialettale, ma popolare» chiosa Stefano Orlandi, lattore dellAtir ideatore del ciclo. Le «Domeniche al Ringhiera» nascono infatti dal «desiderio di concepire spettacoli per gli abitanti delle case popolari del quartiere Abbiategrasso, al cui interno, in via Boifava 17, è collocato il teatro». Il Ringhiera si trova nello stesso immobile dellAssociazione Ritrovo 15, il punto dincontro degli anziani della zona: «Ci è sembrato opportuno rivolgerci innanzitutto a loro, che non sono soltanto i nostri vicini di casa, ma anche uno spaccato significativo degli abitanti del quartiere». Orlandi si è quindi messo sulle tracce dei gruppi più interessanti del panorama dialettale. Ma con il profilo «di ricerca» del Ringhiera come la mettiamo? «Il motto della nostra stagione è il pop di qualità. Oltre a essere pop, il teatro amatoriale ha talvolta un livello di qualità superiore a quello professionale». La rassegna comincia oggi alle 16 con Quand Milan lera un grand Milan, performance musicale e teatrale dei Cantamilano, gruppo ormai consolidato nel panorama meneghino anche grazie alle molte comparsate televisive. Nel loro repertorio ci sono un po tutti i classici dellambrosianità, ma anche canzoni scritte ex novo in cui si assiste a una sorta di aggiornamento della tradizione in chiave pop. Si prosegue il 20 dicembre con El Vangel per el dì dincoeu, uno spettacolo che nasce dallesperienza missionaria di padre Edo (lautore dei testi e il principale attore in scena) nel Nord dellUganda. In terra africana il sacerdote milanese ha sperimentato che le parole del Vangelo, una volta tradotte in dialetto Acioli, acquisivano un sapore nuovo. Da qui lidea di proporre anche ai membri della sua «tribù dorigine» un racconto della vita di Gesù nellidioma locale. Il 31 gennaio la compagnia Atir riprenderà un suo successo della scorsa stagione, Allamore io ci credo, di Sandra Zoccolan e Matilde Facheris, bello spettacolo in lingua italiana che però risponde al criterio «popolare» su cui sono imperniate le «Domeniche al Ringhiera». Il 7 febbraio sarà poi la volta di Roba minima, sintend!, il «concerto malinconico» di Stefano Orlandi, con canzoni tratte soprattutto dalla vasta produzione di Enzo Jannacci, mescolate a frammenti letterari di Franco Loi, Giovanni Testori e Beppe Viola. Le ultime due puntate della rassegna sono previste il 28 marzo e il 16 aprile.
A marzo andrà in scena una versione dialettale de La cena dei cretini, proposta dalla carugatese Compagnia Teatro Tempo. In aprile, lo spettacolo di chiusura sarà affidato alla Compagnia Scaenici 74 che, con Quei de la class de ferr, racconterà la vita di tre anziani milanesi «da battaglia».Prende quota la stagione popolare del Ringhiera
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.