Dietrofront. La scuola Carlo Pisacane, dove il 90 per cento degli alunni sono immigrati, non cambierà nome. Non si chiamerà più Makiguchi Tsunesaburo, come la dirigente Nunzia Marciano e lintero consiglio distituto avrebbero voluto. È stata la stessa preside, ieri, a comunicarlo, dopo che la polemica sulla scelta di intitolare listituto di Tor Pignattara al pedagogo giapponese, congedando leroe risorgimentale, continuava a montare a dismisura. Aveva espresso la sua contrarietà anche il ministro dellIstruzione Maria Stella Gelmini («La scuola realizza lintegrazione solo quando insegna a tutti gli studenti la lingua, la storia e la cultura del Paese in cui vivono»).
Ma gli annunciati interventi per impedire che una scuola italiana «cancellasse un simbolo così importante del nostro Risorgimento» non saranno necessari. La preside della Pisacane, alla fine, è tornata sui suoi passi. «Si è creata una distorsione mediatica sulle scelte decise democraticamente dagli organi collegiali del nostro istituto - sostiene Nunzia Marciano - per questo abbiamo deciso che ci riuniremo e sospenderemo il processo attivato per il cambio di nome alla scuola elementare Pisacane». Con il cambio di nome la preside avrebbe voluto «continuare a lavorare nellanonimato», lontano dalle «polemiche» e dalle «speculazioni» di cui listituto multiculturale è stato oggetto da quando gli alunni italiani hanno cominciato ad essere in netta minoranza. Ma la sua decisione non è passata inosservata. Le critiche sono state pesanti e lassessore comunale alle Politiche scolastiche Laura Marsilio avrebbe voluto rimuovere la dirigente. Anche il sindaco Gianni Alemanno, ieri, è intervenuto annunciando che si sarebbe attivato per chiedere che il cambiamento non fosse autorizzato. «Carlo Pisacane - dice il sindaco - è un eroe del nostro Risorgimento e non si capisce per quale motivo lintestazione di una scuola a suo nome debba essere cancellata per sostituirla con il nome di una personalità sicuramente insigne ma che ha molto meno a che fare con la nostra storia e con la nostra identità nazionale».
Ieri mattina la Pisacane è stata teatro di una colorita protesta contro il cambio di nome. Mentre i bambini cominciavano ad entrare, ai piedi delle scale dingresso dellistituto i militanti de «Il popolo di Roma», partito della destra romana, hanno srotolato uno striscione con la scritta «Giù le mani dalla Pisacane». Volantini erano attaccati sui corrimano esterni dellistituto, tuttintorno manifesti inneggianti alla «scuola italiana e romana» e interventi al megafono contro la multietnicità della Pisacane. Diversi passanti hanno formato capanelli davanti allingresso. «Non sono contro la scuola multietnica - commentavano molti - ma perché togliere il nome di un grande rivoluzionario come Pisacane?». Liniziativa è stata condivisa dal VI municipio. «È palese che il cambio della denominazione della scuola - commentava il vicepresidente, Cicco Celli - è solo una provocazione». Un altro presidio, ma in sostegno della preside, è stato organizzato dai consiglieri municipali del Pd. «La scuola deve procedere nella sua autonomia - sosteneva Gianluca Santilli, del Pd - siamo qui anche per protestare contro il terrorismo psicologico utilizzato dallassessore Marsilio contro la preside. Quella di oggi è stata soltanto una strumentalizzazione politica».
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