(...) per indurre chi di dovere - governo Prodi, ministri Di Pietro, Bianchi e Pecoraro Scanio, partiti, ambientalisti e comitati più o meno (soprattutto meno) spontanei - ad assumere posizioni responsabili: come se, per il Corridoio 5, non si trattasse di allarme rosso, ma di una qualsiasi iniziativa importante che, suvvia, in fondo, non è così fondamentale. In certi momenti del collegamento audio-video pare riecheggiare lo spot del caffè, con Mago Merlino che scopre «a patata lessa!». E invece lalta capacità ferroviaria è tuttaltro che lessa, tantè che svizzeri e tedeschi vorrebbero spostare il Corridoio 5 un poco più a nord, mica tanto, ma abbastanza per dirottare i treni e le correnti di traffico nel proprio territorio. Hanno capito da tempo, loro - autorità, industriali e cittadini -, che la linea è apportatrice di lauti affari, interessi ambientali (con più treni e meno tir per le strade) e migliore attrattività residenziale e turistica delle aree attraversate. Insomma: senza tanti fronzoli, Svizzera e Germania stanno scippando allItalia il Corridoio 5 con annessi e connessi.
Meno male che ora gli industriali del Nord Italia vogliono dare e darsi una mossa. Anche il presidente di Confindustria Genova, Marco Bisagno, solitamente molto prudente nei suoi slanci, si sbilancia (si fa per dire): «Lo sviluppo del porto di Genova e dellintera città - sibila, nello spazio mediatico angusto che gli viene concesso - dipende dal Terzo valico, logica linea di collegamento col Corridoio 5. Lo scalo del capoluogo è proiettato a raggiungere nel 2015 i 9 milioni di contenitori movimentati. Ma senza la nuova linea Genova-Milano dovremo ridimensionarci». Non dice che Genova muore, ma per uno gentile come lui non ci si può ragionevolmente attendere di più.
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