Preso il super ricercato viveva con due donne a casa di un vigilante

Una comoda latitanza , vicino alla moglie, ai suoi cinque figli, ed anche alla giovane amante che fra qualche mese lo avrebbe reso ancora una volta padre. Tutti allegramente nello stesso palazzo: lui al piano di sotto, ospitato a suon di minacce da una guardia giurata, le sue donne al piano di sopra, ovviamente in differenti alloggi.
Purtroppo per Marco G., trentacinquenne, condannato a sei anni di carcere per rapina, la bella vita è durata soltanto pochi mesi. L’altra sera infatti i carabinieri della sezione catturandi del nucleo operativo di Milano hanno fatto irruzione in un appartamento in via Aloisetti a Rho, trovandolo seduto comodamente in salotto a guardare la televisione.
L’uomo non ha tentato neppure di reagire, nonostante in casa ci fosse una pistola: si è lasciato prendere e senza avere il tempo di salutare moglie, figli e amante, ed è stato trasferito a San Vittore a scontare la pena alla quale si sottraeva da quest’estate.
Nei guai è finito però anche Francesco D., guardia giurata alle dipendenze di un istituto di vigilanza milanese, che abita da solo. Secondo quanto si è appreso dai carabinieri, il latitante minacciando di colpire i parenti e l’anziana madre del suo «anfitrione», l’ aveva obbligato a farlo dormire a casa sua. E ovviamente a tenere riservata questa forzata ospitalità.
Minacce rivolte anche a qualche altro inquilino particolarmente curioso, che in breve hanno chiuso le bocche a tutti gli inquilini del palazzo. Dopo la condanna inflittagli dal tribunale, Marco G. era finito nel mirino nucleo specializzato dell’Arma, i cui investigatori avevano già tempo ipotizzato che il latitante potesse trovarsi a Rho, dove viveva la famiglia. Avevano anche saputo della nuova compagna di 26 anni , entrambe domiciliate nello stesso stabile; ma ogni volta che bussavano alle loro porte, ispezionando gli alloggi, della persona ricercata non si trovava traccia.
Alla fine i militari hanno pensato di tenere d’occhio il palazzo ininterrottamente, convinti che Marco G. prima o poi si sarebbe fatto vivo. Indagando a fondo sono poi venuti a conoscenza del suo legame con la guardia giurata e quindi hanno svelato l’arcano: era infatti probabile che lui abitasse da quest’ultimo al piano di sotto, in maniera tale da unire l’utile al dilettevole: avere la disponibilità di un posto sicuro dove nascondersi ed al tempo stesso così da stare vicino al suo «harem».
L’altra sera i militari si sono recati sul luogo di lavoro del vigilante e si sono fatti consegnare le chiavi dell’alloggio di Rho. Poco dopo le otto la porta si è aperta e l’ospite, seduto in poltrona, non s’è affatto allarmato; pensava infatti che fosse rientrato il padrone di casa. Invece erano i carabinieri che l’hanno subito ammanettato e portato via.


«Non sappiamo chi abitava in quell’alloggio – hanno commentato ieri al citofono alcuni vicini di casa -. Minacce ? E da chi poi ? Noi mai ricevute». Ma dal tono di voce, era evidente che la paura nel palazzo aleggiava anche dopo l’arresto del latitante.

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