Fisco e commercialisti: il primo congresso unitario di ragionieri e dottori, quindici giorni fa, si è concluso con limpegno, da parte del viceministro Visco, di istituire al più presto una commissione permanente di confronto, mantenendo una promessa fatta a settembre. Sul palco, in quelloccasione, cera anche Paolo Moretti, delegato alla fiscalità per il Consiglio nazionale ragionieri: e con lui facciamo il punto sullo stato dellarte.
«La commissione non è lunica questione di cui si è parlato ricorda Moretti -: al congresso abbiamo fatto a Visco una serie di richieste nei cui confronti il sottosegretario ha mostrato una sostanziale apertura. Il rinnovo dei vertici dellAgenzia delle Entrate, attualmente in corso, ha rallentato i tempi per lorganizzazione del tavolo permanente; ma è prevedibile che le nomine saranno concluse entro una quindicina di giorni».
Intanto, levasione fiscale resta al centro delle preoccupazioni: lo stesso Visco ha affermato nei giorni scorsi che ha raggiunto livelli record. «Proprio per questo il ministro deve sentire noi - afferma Moretti - e riconoscere il nostro ruolo. È vero che oggi lItalia ha la più grave evasione in tutta lEuropa: e per diminuirla occorre, a nostro avviso, far funzionare meglio il sistema fiscale. Un obiettivo che non si può realizzare senza i commercialisti: lamministrazione finanziaria ci deve coinvolgere e riconoscere che la nostra è una funzione di interesse pubblico. Questo significa che non possiamo soltanto essere caricati di adempimenti burocratici sempre più onerosi: le scelte di politica fiscale devono invece nascere da una decisione comune. E su questo aspetto «ci sembra che il sottosegretario stia dando prova di una certa disponibilità, riconoscendo che la mancata concertazione del passato è stata un errore».
In particolare, i commercialisti giudicano positivamente il rinvio di alcune scadenze, come la trasmissione del modello F24 da ottobre a gennaio e lo stop ai pagamenti in contanti, slittato di un anno. Ma ci sono ancora dei nodi da sciogliere, tra i quali gli studi di settore. «Visco ha ammesso che per i professionisti non sono la forma migliore - dice Moretti -. A differenza delle imprese, infatti, per noi i pagamenti a volte arrivano anche a distanza di anni.
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