Preti di frontiera contro il Comune: «Fa cassa colpendo gli emarginati»

«Siamo di fronte a una emergenza educativa gravissima, la repressione non è la risposta»: don Antonio Mazzi, presidente della fondazione Exodus, condanna senza appello le ordinanze firmate dal sindaco Moratti, che prevedono fra le altre cose multe da 500 euro per chi è sorpreso a drogarsi in strada.
«Si crede che le multe risolvano il problema - ha detto don Mazzi, che da anni è impegnato nel recupero dei tossicodipendenti - e, in più, pensare di sanare i buchi del Comune con i soldi dei cittadini è spaventoso. Le multe sono la cosa più semplice, più banale, ed è forse la cosa che, oltre a non risolvere il problema, accontenta chi non viene toccato o chi i soldi ce li ha».
Don Mazzi, intervenuto ieri nel corso di un dibattito presso la fondazione Exodus, ha anche denunciato il fatto di essere stato escluso da qualsiasi tavolo di confronto, e in una lettera scritta insieme a don Virginio Colmegna del Ceas (Centro ambrosiano di solidarietà), ha ribadito che ordinanze e sanzioni «non risolvono neanche l’ultimo dei problemi».
«Il no alla droga si gioca sulla dignità e sul modo di vivere», ha aggiunto don Colmegna, sottolineando che oggi a consumare droga sono soprattutto le persone normali, e che le ordinanze colpiscono soltanto pochi emarginati senza risolvere il problema. E ha insistito: «Il luogo in cui ci si occupa di queste cose non è la prefettura».
Ma intanto le istituzioni «festeggiano» le prime tre multe comminate dall’entrata in vigore delle ordinanze, la notte fra mercoledì e giovedì.
«Ringrazio il prefetto Lombardi e le forze dell’ordine che hanno dato subito piena attuazione alle ordinanze - ha detto il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato -. Alla faccia di chi sostiene che i provvedimenti firmati dal sindaco Moratti sono operazioni di facciata, di scarsa applicabilità o peggio provvedimenti demagogici».
E il sindaco Moratti, intervenuto alla cerimonia di giuramento di 240 nuovi vigili urbani in piazza Duomo, ha rincarato: «La sicurezza non è un’ideologia, ma è qualcosa di concreto che i cittadini vivono sulla propria pelle ogni giorno. Chiederò al prefetto di fare un tavolo tecnico per coordinare tutte le forze dell’ordine sul tema delle ordinanze. Il primo bilancio ci sarà fra un mese», e ha ricordato che Milano «a differenza di tante altre città che hanno emanato ordinanze prima, ha voluto aspettare per avere un piano sociale di accompagnamento di queste ordinanze».
A complimentarsi per le ordinanze è stato anche l’ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini: «Sono pienamente d’accordo - ha detto -. Mi auguro che le risorse organizzative siano in grado di farle rispettare».
Dall’altra parte, anche don Mazzi e don Colmegna danno appuntamento alle istituzioni fra un mese con nuove iniziative contro i provvedimenti. E insistono nel chiedere, forti della loro esperienza con i tossicodipendenti, di partecipare attivamente al tavolo tecnico. «Noi vogliamo essere ascoltati. I politici facciano i politici, non i tecnici o i filosofi. Devono ascoltare noi e devono ascoltare Milano».
Una richiesta condivisa anche dall’«Osservatorio regionale lombardo contro il bullismo», dalle Acli, dalla Pastorale giovanile e dalla Provincia di Milano: «È una richiesta assolutamente corretta - ha detto il vicepresidente della Provincia Alberto Mattioli -.

Credo che l’esperienza ci debba portare alla conclusione che questa battaglia riusciamo a vincerla solo se mettiamo a disposizione delle risorse. Va combattuto il narcotraffico con la repressione, ma poi la battaglia si vince a livello educativo».

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