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Pensione 2026, tutte le strade possibili: chi rientra e cosa serve

Una mappa dei canali di anticipo e dell'uscita dal lavoro ordinaria, con requisiti anagrafici e contributivi misura per misura

Pensione 2026, tutte le strade possibili: chi rientra e cosa serve

Tra requisiti che cambiano da misura a misura, soglie contributive sempre più decisive e tutele riservate a categorie specifiche, l’uscita dal lavoro non è una linea retta ma un percorso a bivi. Età, anni versati, tipo di carriera e condizioni personali diventano i veri “pass” per accedere ai diversi canali: dall’Ape Sociale, pensata come ponte senza penalizzazioni, ai meccanismi contributivi più selettivi, fino alle corsie dedicate a lavori gravosi e usuranti. E nel 2026, più che mai, il dettaglio conta: basta poco per rientrare… o restare fuori.

Pensione anticipata Ape Sociale

L’Ape Sociale rimane uno degli strumenti più significativi dell’anno, soprattutto per chi si trova in condizioni personali o lavorative di particolare vulnerabilità. La pensione anticipata in questione richiede 63 anni e 5 mesi e un’anzianità contributiva compresa fra 30 e 36 anni, in base alla categoria lavorativa di appartenenza. Nel 2026 possono accedervi i nati entro luglio 1963. Grazie all’assenza di penalizzazioni sull’assegno futuro, l’Ape continua a rappresentare un ponte prezioso per chi non potrebbe reggere un ulteriore prolungamento dell’attività.

Pensione anticipata contributiva a 64 anni

L’uscita a 64 anni è uno dei canali previdenziali al momento più discussi, perché unisce la flessibilità del pensionamento anticipato a criteri di accesso molto selettivi. Occorrono, infatti, almeno 25 anni di contribuzione interamente successivi al 1996 e un assegno maturato non inferiore a tre volte l’Assegno sociale per poterne beneficiare. La platea potenziale è composta dai nati nel 1962, anche se solo una parte riuscirà a superare il requisito economico. Per chi vi rientra, tuttavia, il 2026 può diventare l’anno della svolta.

Pensione anticipata ordinaria

La pensione anticipata ordinaria continua a essere una delle colonne portanti dell'intero sistema previdenziale, proprio perché prescinde dall’età anagrafica. Servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, mentre per le donne bastano 41 anni e 10 mesi. La misura coinvolge, anche nel 2026, chi ha iniziato a lavorare nei primi anni ottanta e ha mantenuto una carriera pressoché continuativa. Di conseguenza resta una delle vie più affidabili per chi ha storie lavorative stabili.

Quota 41

Quota 41 intercetta un gruppo specifico di lavoratori sin dalla sua entrata in vigore: chi ha maturato almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni e rientra in una categoria tutelata. Tra queste figurano disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a mansioni gravose. Nel 2026 potranno utilizzarla coloro che hanno iniziato a lavorare entro il 1985. Nonostante i vincoli stringenti, per molti resta una valida opportunità.

Pensione a 66 anni e 7 mesi

La via agevolata destinata ai lavoratori gravosi consente l’uscita a 66 anni e 7 mesi con almeno 30 anni di contributi. Vi rientrano i nati entro maggio 1959. È importante ricordare che il 2026 sarà l’ultimo anno in cui l’età resta scontata. Dal 2027 si tornerà ai 67 anni, uniformando così la regola a quella generale. Una finestra temporale che molte aziende stanno già valutando nei propri piani di gestione del personale.

Pensione usuranti: quota 97,6

Per i lavoratori usuranti resta valida la possibilità di uscire al raggiungimento della somma tra età anagrafica ed età contributiva pari a 97,6, con almeno 61 anni e 7 mesi e 35 anni di versamenti. Chi ha iniziato la propria carriera a metà anni ottanta e svolge mansioni classificate altamente fisiche, come turnisti notturni, addetti alla produzione in serie e conducenti del trasporto pubblico potrà beneficiarne nel 2026.

Pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia ordinaria resta ancorata, anche nel 2026, ai 67 anni di età e ai 20 anni di contributi. Possono accedervi i nati nel 1959 e quanti, pur avendo maturato l’età in anni precedenti, non disponevano del requisito contributivo minimo.
Per chi appartiene al sistema contributivo puro, permane il vincolo dell’importo dell’assegno almeno pari all’Assegno sociale. Una soglia che incide fortemente su chi ha avuto carriere saltuarie o retribuzioni modeste.

Pensione anticipata per invalidità

L’uscita anticipata per invalidità, destinata ai lavoratori dipendenti con una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno l’80%, resta una preziosa misura confermata per il 2026. Gli uomini possono accedere al compimento dei 61 anni, mentre le donne possono farlo già a 56 anni. Più nei dettagli, la platea dei beneficiari corrisponde ai nati nel 1965 e nel 1970.

Pensione contributiva a 71 anni

La pensione contributiva a 71 anni riguarda chi ha versato almeno cinque anni di contributi e tutti successivamente al 1995. Abbraccia, nel 2026, la generazione dei nati nel 1955. Sebbene non sia una soluzione adottata da molti, rappresenta comunque una garanzia di accesso alla pensione per chi ha carriere discontinue o ha iniziato tardi a versare.

Isopensione, lo scivolo fino a 7 anni prima della pensione

L’isopensione resta uno strumento peculiare perché presuppone un accordo tra azienda e lavoratore.

Consente fino a sette anni di anticipo rispetto alla pensione ordinaria, a condizione che l’impresa con almeno 15 dipendenti sostenga i costi dell’uscita. Nel 2026 può interessare lavoratori prossimi ai 60 anni inseriti in percorsi di riorganizzazione aziendale o gestione delle eccedenze.

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