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Pensioni, nel 2026 scatta la perequazione: +1,4% e minimo a 611,85 euro

Il meccanismo di perequazione segue le fasce d’importo: pieno recupero fino a 4 volte il minimo, poi 90% e 75%. Per gli assegni pari o sotto il minimo scatta anche un aumento aggiuntivo

Pensioni, nel 2026 scatta la perequazione: +1,4% e minimo a 611,85 euro
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Dal 1° gennaio 2026 la percentuale di variazione utile al calcolo della rivalutazione delle pensioni è fissata a +1,4%, “salvo conguaglio” che verrà effettuato nell’adeguamento dell’anno successivo. La cornice normativa è indicata dall’Inps: la misura discende dal decreto interministeriale del 19 novembre 2025 e viene richiamata in una circolare dell’Istituto, che traduce il dato percentuale in una cifra chiave per tutto il sistema. Su questa base, infatti, il trattamento minimo di pensione sale a 611,85 euro. Non è un dettaglio tecnico: l’Inps ricorda che proprio questo importo viene preso a riferimento anche per individuare, nel 2026, i limiti di riconoscimento delle prestazioni collegate al reddito, cioè quelle misure che si attivano o si spengono al variare delle soglie economiche.

L'incremento aggiuntivo

Accanto alla rivalutazione “ordinaria”, nel 2026 entra in gioco un secondo livello di incremento destinato agli assegni più contenuti. L’Inps segnala che le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo beneficiano di un incremento aggiuntivo dell’1,3%, con un valore che arriva a 619,8 euro. È quindi un doppio binario: da un lato la perequazione legata all’inflazione, dall’altro l’aumento extra per chi è al minimo o sotto il minimo. Sullo sfondo resta il confronto con l’anno in corso: per il 2025 la rivalutazione è allo 0,8% e non sono previsti conguagli, a differenza di quanto indicato per il 2026, dove il decreto prevede esplicitamente la possibilità di un aggiustamento l’anno successivo.

La rivalutazione

Il meccanismo complessivo, però, non applica la stessa percentuale a tutti gli assegni: la rivalutazione segue le fasce di importo e la quota di inflazione che viene effettivamente recuperata. Nel 2026 la rivalutazione sarà al 100% dell’inflazione (quindi +1,4%) per i trattamenti fino a quattro volte il trattamento minimo, cioè fino a 2.413,60 euro lordi. Per la fascia immediatamente superiore, tra quattro e cinque volte il minimo (tra 2.413,61 e 3.017,00 euro lordi), il recupero scende al 90% dell’inflazione, traducendosi in una rivalutazione dell’1,26%. Oltre le cinque volte il minimo(oltre 3.017,01 euro lordi) la percentuale si riduce ulteriormente: i trattamenti recuperano il 75% dell’inflazione, con un adeguamento pari all’1,05%.

In sostanza, l’impianto del 2026 combina un aumento generalizzato con un criterio progressivo per scaglioni e un rafforzamento mirato sulla fascia più bassa, che resta ancorata al valore del trattamento minimo e alle soglie che da lì derivano.

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