Previdenza e pensioni

Pensione, per gli under 35 è sempre più lontana: la previsione da incubo

I giovani potrebbero andare in pensione a quasi 74 anni. L’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.577 euro lordi mensili

Pensione, per gli under 35 è sempre più lontana: la previsione da incubo

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Pensione, per gli under 35 è sempre più lontana: lavoreranno fino a 74 anni

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Il tema della pensione è particolarmente sentito in Italia, specialmente per quanto riguarda i giovani. Gli under 35 potrebbero andare in pensione a quasi 74 anni: ad affermarlo è la ricerca “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani” svolta dal Consiglio nazionale della categoria assieme a Eures, la rete di cooperazione europea dei servizi per l’impiego, concepita per facilitare la libera circolazione dei lavoratori. Ecco le proiezioni in merito alla situazione pensionistica dei giovani.

Le proiezioni

Per quanto riguarda le proiezioni in merito al valore atteso nei confronti dei dipendenti under 35 per i prossimi dieci anni le stime sono critiche. Nel caso in cui il lavoratore continuasse a svolgere la propria professione fino al 2057, ritirandosi quindi a 73,6 anni, l’importo dell’assegno previdenziale complessivamente risulterebbe di 1.577 euro lordi mensili, ovvero 1.099 euro togliendo l’Irpef. Questa cifra equivale a 3,1 volte l’importo dell’assegno sociale.

Partite Iva

Per quanto riguarda coloro che lavorano in regime di partita Iva, considerando una permanenza professionale fino al 2057 e un ritiro a 73,6 anni, il totale dell’assegno pensionistico totalizzerebbe una cifra di 1.650 euro lordi mensili, si tratta di 1.128 euro al netto dell’Irpef. In questo caso il valore è 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale. Alessandro Fortuna, consigliere di Presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali, ha commentato i numeri dicendo: “Una stima che evidenzia la grave distorsione del sistema pensionistico, così come attualmente definito, che non soltanto proietta nel tempo le diseguaglianze reddituali, rinunciando a qualsivoglia dimensione redistributiva, ma addirittura risulta punitivo verso i lavoratori con redditi più bassi, costretti a permanere nel mercato del lavoro (al di là dell’anzianità contributiva) per tre o addirittura sei anni più a lungo dei loro coetanei con redditi più alti e ad una maggiore stabilità lavorativa”.

Le questioni

Per i giovani lo scenario non è particolarmente roseo, soprattutto perché si trovano di fronte a situazioni precarie dove regna la discontinuità lavorativa. La presidente del Consiglio Nazionale Giovani, Maria Cristina Pisani, ha affermato: “Esiste la necessità di un dibattito più approfondito sulle questioni previdenziali, che tenga conto anche delle esigenze delle giovani generazioni. Tutto questo comporta un impatto significativo sulla situazione previdenziale futura dei giovani”. In questo frangente preoccupano il passaggio al sistema contributivo puro e la questione demografica. Pisani ha affermato: "Secondo l’analisi di Eures, la combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale.

Una situazione che sarà socialmente insostenibile”.

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