da Milano
Dalla quotazione in Borsa del 30% di Pirelli Pneumatici il gruppo potrebbe incassare 800 milioni. A questi vanno aggiunti i 400 milioni dalle quote in vendita. Totale: 1,2 miliardi. A tanto ammonta proprio il saldo negativo della posizione finanziaria netta di Pirelli. Ma il punto è un altro: quanto contano, in questo che è un piano di focalizzazione strategica, i progetti finanziari in chiave Telecom? Agli analisti che seguono il gruppo, la Bicocca ripete che Telecom non centra perché le esigenze finanziarie di Olimpia (la holding che controlla il 18% del gruppo di tlc, di cui Pirelli ha il 54%) sono ampiamente finanziabili a debito. Il conto è presto fatto: per liquidare Hopa (socia al 16% in Olimpia) nellipotesi peggiore ci vogliono 400 milioni (altri 200 sono in carico a Benetton, azionista anchesso in Olimpia, con il 16,8%). E se anche le banche socie nelle holding (Intesa e Unicredito) decidessero a ottobre di uscire, sarebbero necessari altri 1.100 milioni (tutti in carico a Pirelli). Totale 1,5 miliardi, che porterebbero il debito a quota 2,7. Un livello, si fa notare, ampiamente nei margini di quelle 4 volte lebitda (600 milioni attesi per il 2006) che rappresenta il paradigma della piena sostenibilità del debito. Ma oltre non si potrebbe più andare. Se non intaccando proprio la nuova disponibilità che, da ieri, Tronchetti può mettere in conto. E di ipotesi se ne possono fare più di una. A iniziare da una ricapitalizzazione di Olimpia che non può essere esclusa a priori, soprattutto se i titoli Telecom continuassero a navigare sui 2,3 euro di ieri, contro i 4,6 di Olimpia (e i 3,9 di Pirelli), richiedendo prima o poi una svalutazione. In cantiere, dice qualche avvocato, cè poi da mettere una possibile litigation con Hopa. Senza poi dimenticare che il controllo di Telecom tramite Olimpia, oggi al 18%, non può essere considerato «sicuro».
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