Preziosi sedotto da Socrate «Sulla scena mi commuovo»

Colloqui con gli autori del nostro tempo, occasioni per incontrare la loro opera. Michele dall’Ongaro, come si dice, non ha bisogno di presentazioni, ma per i «turisti» della contemporanea ecco il suo pensiero e due note biografiche da memorizzare, dopo aver annotato le coordinate dell’appuntamento. La stagione è quella dei Pomeriggi Musicali, direttore e pianista Howard Shelley: oggi e sabato al Dal Verme (via San Giovanni sul Muro, ore 20.30 e 17) musiche di Faure («Pavane»), Herz («Concerto n.5 per pianoforte e orchestra»), Mozart («Sinfonia n.31 k297») e del suddetto autore capitolino «Babelè per voce recitante e orchestra» (da idea e testo di Pier Luigi Berdondini). Maestro, la parola a lei, alchimista di questo attuale mondo di mille stili diretti in altrettante direzioni, «dove resiste la capacità di schierarsi e testimoniare il pensiero critico...». Che cosa ascolteremo da stasera?
«La musica di Babelé - spiega - pettina l’interpretazione del testo, ne condiziona il significato percepito. Si costituisce, o vorrebbe, al suono mentale interno che risuona silenziosamente in ognuno di noi quando leggiamo poesia». Nel melologo, che parla d’amore, vengono usati anche idiomi antichi. Motti in lingue morte come il macedone, l’etrusco... Aggiunge il compositore: «I motti aprono porte che spostano il discorso musicale in zone impreviste. È una specie di salto in iperspazi sonori. La struttura diventa suono o forse emozione. La voce “canta”, gli strumenti parlano». Come sostiene l’autore Berdondini (poeta, collabora con compositori di classica e contemporanea), le frasi sono «arcobaleno che si modula come un’elica nel congiungere pietra e nuvola, con un intreccio senza luogo»; come afferma la voce recitante Paolo Bessegato - il suo intervento potrà ricordare le performance di Carmelo Bene - «in un contesto di assemanticità della musica le parole portano un senso, cioè diventano suoni fondendosi ai suoni stessi».
Dall’Ongaro col melologo ha un rapporto assai stretto, basti pensare che ne ha scritti una trentina, tra quelli brevi con Serra a quelli lunghi con Sermonti («oggi invece di fare teatro povero si propone musica arricchita»): è stato uno dei protagonisti dell’innovazioni anni Settanta (ensemble Spettro Sonoro) e le sue pagine sono state eseguite in mezzo mondo. E ancora, ha lavorato per e con personaggi quali Luciano Berio, Gianni Rodari, Stefano Benni, Luca Ronconi e Alessandro Baricco. Già presidente di Nuova Consonanza, attualmente è responsabile della programmazione musicale di Radio3 e sovrintendente dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai.

Nel suo presente ci sono diverse partiture in preparazione, per esempio l’opera «Il piccolo principe» con libretto di Sandro Cappelletto. E per «noi»? «Un quartetto d’archi - conclude -. Per Milano la nuova musica è un possibile dialetto...».

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