Prezzi in rialzo, la Bce: pronti a intervenire

La Banca centrale europea rilancia l'allarme inflazione e ammonisce: oltre al petrolio c'è il rischio degli aumenti salariali. Risanamento dei conti pubblici ancora lento. Riforme strutturali per rilanciare la produttività

Prezzi in rialzo, la Bce: pronti a intervenire

Roma - L’inflazione a breve termine è soggetta a «forti pressioni al rialzo» e la Bce è pronta «ad intervenire in via preventiva al fine di evitare il concretizzarsi di effetti di secondo impatto e rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi a medio termine». È quanto ribadisce l’Eurotower nel Bollettino mensile, sottolineando che l’ancoraggio delle aspettative di inflazione su livelli in linea con la stabilità dei prezzi «riveste la massima priorità». Le pressioni al rialzo «sono riconducibili principalmente ai forti aumenti dei prezzi del petrolio e dei beni alimentari registrati negli ultimi mesi», spiega la Bce, secondo la quale l’inflazione si manterrà «nettamente al di sopra del 2%» nei prossimi mesi, per poi «gradualmente» tornare «su valori moderati nel corso del 2008».

Allarme salari I salari rappresentano uno dei rischi al rialzo per l’inflazione: è per questo che «è indispensabile che tutte le parti coinvolte mostrino senso di responsabilità». La Bce «segue con particolare attenzione le trattative salariali nei paesi dell’area euro» e reputa necessario «eliminare qualsiasi forma di indicizzazione delle retribuzioni nominali ai prezzi».

Risanamento dei conti lento La Bce prevede un incremento del rapporto fra disavanzo e pil nel 2008 nell’area euro «malgrado molti paesi non abbiano raggiunto solide posizioni di bilancio. Si profila chiaramente il rischio che alcuni stati non riescano a soddisfare le disposizioni del meccanismo preventivo del Patto di stabilità e crescita, compromettendo in tal modo la sua credibilità. Nel 2008 per alcuni paesi che presentano squilibri di bilancio l’entità del risanamento sarà inferiore al minimo richiesto, pari allo 0,5% del pil in termini strutturali. Occorrerà attuare politiche molto più ambiziose affinchè tutti gli stati raggiungano gli obiettivi di medio termine al più tardi entro il 2010, in linea con l’impegno assunto nell’aprile dello scorso anno».

Produttività in calo senza riforme strutturali Il tasso medio di crescita della produttività del lavoro nell’area euro «è rimasto intorno all’1,3% l’anno» dal 1995 nell’area euro, «con un sostanziale rallentamento rispetto agli anni Ottanta e ai primi anni Novanta, mentre l’economia statunitense è stata interessata da una notevole ripresa della produttività». Per invertire questo trend, suggerisce la Bce, «un’importante precondizione è accrescere la flessibilità delle economie dell’area euro mediante ulteriori riforme strutturali». Le politiche economiche - osserva l’Eurotower - devono fare «la loro parte nella risoluzione dele cause del rallentamento della produttività europea, mediante un’attuazione tempestiva e risoluta dell’agenda di Lisbona». Il divario creatosi fra area euro e Stati Uniti è in «gran parte ascrivibile - afferma la Bce - ai diversi tassi di adozione delle nuove tecnologie nei settori tradizionali dell’economia». «Accrescere la flessibilità delle economie dell’area dell’euro mediante ulteriori riforma strutturali è un’importante precondizione per favorire un’inversione del declino della produttività. Allo stato attuale - constata la Bce - non vi sono chiari segnali di un’inversione di questa tendenza negativa, sebbene alcuni elementi supportino l’ipotesi che il rallentamento potrebbe aver segnato una battuta d’arresto». «È importante che i governi accelerino l’attuazione di riforme strutturali per accrescere la conoscenza e l’innovazione, la competitività e la flessibilità del mercato del lavoro. Tali riforma sono cruciali per aumentare la produttività e promuovere le opportunità di occupazione», sostiene quindi la Bce, osservando come «le politiche strutturali sono fondamentali per poter cogliere i benefici potenziali della globalizzazione e agevolare l’adeguamento della stessa.

Adeguate riforme strutturali restano particolarmente importanti allo scopo di accrescere la competività dell’area. Fra queste figurano in particolare le politiche di sostegno all’istruzione, alla ricerca e all’innovazione nonchè quelle intese a promuovere un ordinato aggiustamento dell’economia in un contesto dinamico».

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